giovedì 4 ottobre 2012

Radio Sogno




Non v'è dubbio che l'attuale realtà del Loreto sia qualcosa che incentiva la fuga verso il più fatiscente mondo dei sogni. E ai sogni è dedicata questa radio tematica, che per ogni Giovedì autunnale vi proporrà una selezione di canzoni che proprio sulle fantasiose visioni oniriche sono incentrate.

Siamo nel 1976 e la riforma della RAI si è rivelata assolutamente deleteria per quei cantanti che, più che sulle vendite dei dischi, si reggevano sulle frequenti comparsate televisive, propedeutiche agli ingaggi per i concerti estivi di piazza: la soppressione di trasmissioni come Canzonissima e similari (lo stesso Festival di Sanremo era in crisi nera e, nel disinteresse generale, ne veniva trasmessa soltanto l'ultima serata) ridusse drasticamente la loro visibilità e comportò, di conseguenza, una fisiologica contrazione dei cachet. E, mentre tanti esecutori melodici si avviavano verso una triste dimensione ectoplasmatica o cercavano di riciclarsi in nuove vesti (Gianni Nazzaro si propose come attore in qualche commediaccia sexy, Massimo Ranieri optò per la svolta teatrale, Gianni Morandi si iscrisse al conservatorio per risorgere - artisticamente parlando - soltanto all'inizio degli anni '80, ecc.), il buon Mino Reitano sfruttò il comparato con Mike Bongiorno per farsi assegnare la sigla finale di Scommettiamo, il quiz televisivo del Giovedì sera di RAI 1, approfittandone, al contempo, per sdoganarsi dalla figura dello sfigato emigrato meridionale cantore di nostalgie territoriali e di amori definitivamente perduti. Non v'è dubbio, infatti, che Sogno sia un pezzo dignitoso, anche se la prestigiosa collocazione televisiva comportò il solito dazio a cui nessuna sigla poteva sfuggire: fra gli autori della canzone dovevano risultare anche gli autori del programma che la ospitava, e questo spiega perché, accanto ai nomi di Franco e Mino Reitano, vi siano anche quelli di Mike Bongiorno e Ludovico Peregrini (noto anche come il Signor No). Poi, chi vuol credere che essi abbiano effettivamente dato al pezzo un apporto personale (assolutamente uguale a quello che Maurizio Costanzo diede a Se telefonando di Mina), è libero di farlo.

  

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