Viaggi 1
Il bagaglio
Fra i tanti compagni di viaggio che è possibile trovare, ce n’è uno che ci segue sempre e, quando arriviamo a destinazione, ci attende in camera per tutta la durata del soggiorno, muto, paziente, senza mai polemizzare e senza farci pesare il fatto che, quasi certamente, non apparirà in alcuna delle foto ricordo che scatteremo durante la nostra permanenza: è il nostro bagaglio, un pezzetto di casa che ci trasciniamo dietro e la cui vista, sia che ci si trovi a Vibo Valentia oppure a Bangkok, ci rassicura, ci tranquillizza.
Però non tutti i bagagli sono uguali: la valigia preparata da una donna è un’altra cosa. La valigia preparata da una mano femminile è logica, razionale, ordinata: la biancheria intima sotto, affinché calzini, maglie della salute e mutande costituiscano le fondamenta di una splendida costruzione di indumenti, il pan di Spagna di una torta fatta di lana/cotone (lana fuori e cotone sulla pelle); sopra, alla fine, il pigiama, accuratamente piegato, e nel mezzo ci sono i pantaloni, le gonne, i maglioni, le sciarpe di cachemire, sistemati in maniera pensata affinché non si sciattino e approdino alle stampelle degli alberghi come fossero stati appena stirati.
La valigia dell’uomo, invece, non è preparata: è perpetrata. E’ un orribile pantano di maglie, calzoni, camicie: una torre di Babele, un cocomero spappolato. La differenza fondamentale è che la donna edifica mentre l’uomo ammucchia: quando apri il bagaglio di una signora, scopri l’armonia che regola il mondo; se apri la valigia di un uomo, ti trovi di fronte ad una scultura astratta. La differenza è anche esteriore, se ci si fa caso: la valigia della donna è serena, simmetrica, elegante; quella dell’uomo è piena di bozzi, di gobbe (neanche se ci fosse dentro Quasimodo).
Quanto sopra, spiega perché noi uomini cerchiamo sempre di farci preparare la valigia dalle donne: e non si tratta, purtroppo, di semplice pigrizia, ma del riconoscimento della loro indiscussa superiorità…
(da un monologo di Marco Presta)
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