giovedì 26 settembre 2013

No alla guerra! (1)


Ogni nostro gesto è un atto di guerra. Ogni nostra azione quotidiana è una forma di guerra che esercitiamo contro qualcuno o qualcosa.

(Oriana Fallaci)

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3 Commenti:

Alle 28 settembre 2013 alle ore 17:59 , Anonymous Anonimo ha detto...

Sarà come dice la Fallaci,non discuto,come a scuola,ciò che non capisco,bensì mi limito ad osservare il pisellino,accasciato sul finale del triangolo delle bermudE,
demotivato dall'accumulo di titoli assorbiti dall'inconoscibile.
Perché quella biondina ossigenata delle superiori,dopo avermi abbordato con fare meccanico,mi ha lasciato perdere settimane dopo per un tipo men che ordinario,facendosi intercettare dalla mia bussola sovraccarica,nei corridoi dell'istituto?Per uccidermi,o stimolarmi a procedere?Il lato in ombra dell'Oriana forse lo teneva in conto ma lo studente che c'era in me evase dal retro.
Guerra.Guerra santa,contro l'infedele che c'è all'esterno o contro quello che
spadroneggia internamente?Domande,che il cattolico traduce in parabole e salmi responsoriali,l'ateo in opinabili volontarismi ed il magista in proselitismo adolescenziale,ad uso d'anime belle.
Il cinema,caro Lillo,di contro ci invita a più attenta riflessione.Vedi l'immagine che si è scelta per accompagnare l'aforisma.Non è forse molto simile a quella del ragazzo che salva i polemici fuggitivi allontanati malamente dall'ostello olandese nel crudo "hostel"?E la sua espressione conviviale non prelude forse al reclutamento della loro indole libertina ,avviata ad una triste espiazione?
Quasi che entrare in questo blog,attratti dall'effetto specchio,non preluda appunto ad una sorta di accasciamento in pregiudizi belligeranti dati per scontati.Un vagare per frasi fatte in attesa di ovvio bilanciamento?
Forse,direbbe il doppiatore di Yanez.
In attesa di riscossa,naturalmente.
Volemose bene.

 
Alle 28 settembre 2013 alle ore 22:08 , Blogger lillo ha detto...

Grazie, innanzitutto, per il commento davvero interessante, che conferisce un (forse immeritato) allure di nobiltà letteraria a questo piccolo blog.
Personalmente, reputo anch’io che negli aforismi si riverberi l'intima soggettività di chi li conia, e, pertanto, non attribuisco loro alcun valore dogmatico, anche nel caso in cui i risvolti empirici della vita dovessero confermarne una diffusa applicazione. Come nel caso del ragazzo della foto, in guerra con se stesso prima che con l’ambiente circostante, cui lancia continue accuse d’incomprensione che lo spingono, periodicamente, a guardare verso l’erba (erroneamente ritenuta più verde, giusto per restare alle frasi fatte) di altri quartieri.
Concordo, soprattutto, col volemose bene.

 
Alle 29 settembre 2013 alle ore 16:49 , Anonymous Anonimo ha detto...

La boxe è arte astratta,che nasce dall'identificazione con l'avversario,personaggio in polemica con la vita come noi ed aspirante alla vittoria per fini differenti dai nostri.Quanta comprensione a priori,quanta empatia nel ripercorrere le sue strade,magari costellate di manifesti pubblicitari ispirati da modelli vincenti(abbastanza rari),piuttosto che da proposte di credito garantite a chiunque,tranne a chi,col tempo determinato,viene da lontano.Quanto sudore e schiuma alla bocca al rallenty deve estroiettare il boxeur prima di tentare il primo passo,prima di azzardare il primo affondo su di un volto che dai tempi di Carnera ,riflette spleen e notti abbaglianti al negativo.Troppo sole,in quei fidanzamenti,strizzati nelle giacchette dei nonni,geometri in comune,troppo lucido da scarpe in quelle chiome
alla R.Valentino,al dopolavoro.
Vincere,in boxe,è proiettare su telo ancora grigio,Papillon con Hoffman e McQueen,se possibile,in controtendenza con l'home cinema,in compagnia della propria coscienza e del bambino mai nato,di Fallaci.

 

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