domenica 31 maggio 2015

Radio Sigle RAI

  

Nuovo appuntamento domenicale con la virtuale emittente tematica che celebra i 90 anni di attività della radio pubblica e i 60 anni di attività della televisione pubblica tramite le sigle più evocative, espressamente dedicate ai vari personaggi che popolano la zona Loreto in Reggio di Calabria.

Per motivi, forse, prettamente nostalgici, in quanto legati a quel periodo adolescenziale che è fantastico e terribile allo stesso tempo, le edizioni di Domenica In che maggiormente sopravvivono nella memoria dello scrivente sono quelle condotte dal grande Corrado. Nella stagione 1977/1978, in piena fase di femminismo costante e progressivo, le "vallette" della trasmissione (che ruotavano ogni tre mesi) furono cautelativamente promosse a "collaboratrici di studio". La prima di esse fu la giovane Patrizia Giugno, appena ventenne, anche se, come tante sue coetanee dell'epoca, dimostrava quasi una decina di anni in più (mentre al giorno d'oggi, curiosamente, sovrabbondiamo di donne quarantenni che dimostrano una decina di anni in meno). La ragazza aveva i piedi ben saldi in terra (pur lavorando in TV, non si era dimessa dall'azienda di trasporti bresciana ove prestava servizio) e prometteva bene, ma il suo potenziale, purtroppo, non ebbe modo di esprimersi compiutamente: infatti, soltanto una decina di mesi dopo la sua ultima apparizione a Domenica In, una trombosi (o qualcosa del genere) la sottrasse definitivamente e fin troppo prematuramente tanto al mondo dello spettacolo quanto al mondo terreno. 
La ricordiamo nella presente rubrica proponendovi In ascensore, la sigla finale del trimestre della Domenica In che la vide coprotagonista.
Il pezzo, abbastanza convenzionale ma gradevole, forse un po' gratuitamente appesantito dall'anomala (per quei tempi) esclamazione iniziale e finale ("Porca vacca!"), lo dedichiamo a tutte quelle signore e/o signorine del Loreto che, dopo tanti saliscendi, si sono infine ancorate a quanto passava l'austero convento della zona.

P.S. - Ricordo che il "Porca vacca!" della canzone scatenò, al tempo, le ire di una mia vicina di casa, maestra elementare mancata (sosteneva di avere il diploma e di non aver mai esercitato l'insegnamento per curare la famiglia), la quale temeva che certe esclamazioni potessero traviare la mente dei suoi figlioli e farli deragliare dal rigido binario educativo ove lei li aveva faticosamente immessi. Eppure, quando sorprese la figlia a sbaciucchiarsi col fidanzato appena fuori dal portone, si lasciò andare a una serie di invettive in confronto alle quali il "Porca vacca!" della canzone poteva essere tranquillamente derubricato a irreprensibile linguaggio collegiale. 
 

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