Nostalgie
Noi adulti (ho detto adulti ma forse avrei dovuto dire vecchi) guardiamo
il mondo che ci circonda con l’atteggiamento di chi ha capito quanto
serve per vivere con coerenza questo scorcio di secolo che ci ospita.
Sembriamo (sempre noi adulti) aver capito le regole del gioco, anche se
ci aiutiamo, nel percorrere questo scorcio di storia, con un velo di
sarcasmo che sa d’ipocrisia. Abbiamo dei cedimenti, però scivoliamo verso
delle nostalgie che ci danno la conferma che il passato
(bello o brutto) rimane nella mente di ognuno e influenza la
quotidianità di chi ha raggiunto un traguardo temporale che non si
scavalla con disinvoltura, checché ne pensino i nostri contemporanei più
vispi. Molti di noi maturi (diciamo) si rifugiano nell’ironia per
giustificare i cedimenti provocati dai ricordi, i nostri comportamenti,
l’agire dei vecchi che - ripeto - preferiamo indicare come più anziani (e
ognuno si scelga il parametro biografico che preferisce). Di solito
scegliamo la disinvoltura, dichiarando valide certe regole che da
giovani avevamo respinto. Non è facile: ve lo dice uno come me, che si
trova a vivere quella parte di esistenza che dovrebbe essere guidata
dalla saggezza prodotta dalla propria ormai annosa esperienza. Vi
sembriamo (noi impegnati a resistere sul confine della “bacuccaggine”)
consapevoli di essere diventati come siamo per colpa dell’anagrafe o
dei parametri? Balle. Noi, con il nostro carico di anni, siamo impegnati
in una recita per non mostrare patetiche ma sempre più incombenti
nostalgie: il passaggio di una bella ragazza o di un bel ragazzo non deve provocare la
nostra curiosità, che può essere confusa con un lampo di fastidiosa
libido;il rotolare di un pallone davanti a noi non deve suggerirci
l’esibizione di una plastica rovesciata con ricaduta di spalle sul
terreno; il mettersi a fischiare un motivo musicale di tempi andati, può
provocare una curiosità generazionale imbarazzante. E mi fermo ai
più banali contatti interpersonali: noi adulti non siamo attrezzati per
superare la nostalgia, malessere assai diffuso fra quanti hanno superato
gli …anta. Senza specificare altro. Tanto ci siamo capiti, no?
(Enrico Vaime)
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