Turismo salvifico?
È innegabile che la recente politica di low cost e conseguente flusso turistico, comincino ad apportare qualche piccolo beneficio alla città di Reggio Calabria, in primis a livello civico: possiamo testimoniare, per esempio, che, quantomeno nel centro storico, gli inevitabili vis-à-vis coi forestieri hanno fatto riacquistare un minimo senso della decenza a qualche autoctono che era solito insozzare le strade con i residui delle sue transitorie esigenze (parte finale della cialda del cono gelato, fazzolettini, mozziconi di sigarette, ecc.), ma sarebbe altrettanto proficuo se, pur coi tempi fisiologici necessari, i frequenti brevi contatti coi visitatori che chiedono indicazioni su itinerari, circolazione, gastronomia locale e così via, stimolassero, unitamente a qualche piccolo scambio culturale, anche una nostra apertura mentale atta a sottrarci da certi stereotipi di quella psicologia spicciola, imprescindibile dalle apparenze, che continua ancora oggi a condizionare enormemente la nostra condotta sociale e, sovente, anche i nostri rapporti interpersonali. Andiamo sul concreto per rendere meglio l'idea. Nei giorni scorsi, sull'autobus che sono solito prendere per raggiungere il posto di lavoro, si accomoda una signora under 50 che ricorda, in qualche modo, l'attrice Antonia Liskova (nella foto) e attira, inevitabilmente, sguardi e sommessi commenti di alcuni viaggiatori maschi. In particolare, tre uomini la cui età varia dai 45 ai 65 anni, e ognuno di loro si professa profondo conoscitore della vita, si scambiano le reciproche certezze sulla signora (che non conoscono personalmente) e finiscono per convergere sui seguenti punti: una donna così carina, che viaggia in autobus da sola, sebbene in città potrebbe facilmente reperire taxi umani disposti a trasportarla da un punto all'altro del territorio urbano quando e come vuole, è sicuramente una lavoratrice onesta, che ha preferito un umile ruolo di badante (hanno individuato senza incertezza alcuna anche il suo mestiere) a quello di mantenuta e vanta un'onestà intellettuale che la porta ad accettare quotidianamente la scomodità (invero molto relativa) dell'autobus e a concedersi il solo piccolo lusso di una recente versione di smartphone, che smanetta in continuazione. Poi, a un certo punto, sull'autobus salgono i controllori e l'unica persona che risulta sprovvista di titoli di viaggio è proprio la signora. A conferma che bisogna sempre avere la forza di guardare oltre quello che deriva dalle nostre personali convinzioni, ma questa forza non si trova se prima non si apre la mentalità. Speriamo che gli attuali flussi turistici ci soccorrano anche in tal senso.
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