mercoledì 18 dicembre 2024

Analfabetismo funzionale imperversante

 

Qualcuno ha contestato i miei recenti richiami all'analfabetismo funzionale, in quanto propenderei ad attribuirlo soltanto agli elettori di destra, mancando così di rispetto anche a storici amici del Loreto (noto quartiere di Reggio Calabria) coi quali mi frequento abitualmente.
Fortunatamente, l'amicizia non si poggia esclusivamente su comuni basi politiche (fermo restando che non sarei mai il sodale - faccio un esempio un po' estremo - di un convinto assertore di leggi e iniziative razziali) ma gravita attorno a molti altri presupposti che - tanto per essere chiari e, al contempo, sintetici - più difficilmente rinvengo in soggetti di mia conoscenza che mi siano politicamente affini.
In ogni caso, che l'analfabetismo funzionale sia una prerogativa di considerevole parte dell'elettorato di destra è un dato di fatto, come testimoniano drammaticamente sia i social che la vita reale, e, personalmente, ritengo che esso discenda, in gran parte, da una pressoché integrale devozione verso certi personaggi ai quali si finisce per concedere gradualmente l'esclusiva della capacità di pensiero, nonostante la continua mutevolezza delle posizioni assunte (eclatanti, in tal senso, le assidue giravolte di Salvini e Meloni).
A tal proposito, faccio il recentissimo esempio del confronto che ho avuto con un elettore di destra, il quale, lavorativamente parlando, è ottimo soggetto e opera brillantemente nel privato ma, nelle rare volte in cui ci incontriamo, non riesce a trattenersi dall'indirizzare qualche frecciata agli impiegati pubblici. Lo scorso fine settimana ci siamo casualmente incrociati in un esercizio commerciale e si è messo a incalzarmi su come la Meloni stia gradualmente riducendo i privilegi del pubblico impiego abbassando i coefficienti di rendimento della quota contributiva di pensione (quella che riguarda i contributi versati dal 1996 in poi e, in casi sempre più residui, dal 2012 in avanti) e che è giusto così, perché la vita lavorativa dell'impiegato pubblico è più agevole rispetto a quella di chi opera nel privato. Gli ho fatto notare - e, nonostante il supporto di Internet, mi è occorso un bel po' di tempo per fargli assimilare il concetto - che, per i contributi maturati dal 1996 in poi (e, in casi sempre più residui, dal 2012 in avanti), non esistono tabelle differenziate di rendimento per il pubblico e per il privato, ma a entrambe le tipologie di lavoratori si applicano i coefficienti di un'unica tabella al ribasso che sarà in vigore dal prossimo Gennaio, ufficialmente giustificata da un allungamento della speranza di vita. Al che, giacché alla fine pretendeva, comunque, di avere ragione lui, ha replicato che se il governo Meloni ha così deciso dobbiamo accettarlo senza obiezioni, perché ha sicuramente agito per il bene del popolo italiano. E se questo non è analfabetismo funzionale, scrivetemi voi cos'è.

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