sabato 11 giugno 2011

Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno



Il ballottaggio del qua qua

Domani e dopodomani avremo la possibilità di esercitare il voto referendario, che si prospetta, di fatto, come un vero e proprio ballottaggio: nel senso che potremo effettivamente contribuire a schiudere nuovi scenari per il Paese oppure condannarlo a incancrenirsi su posizioni che tornano comode soltanto all'attuale classe dirigente.
Quel che ci lascia perplessi, comunque, almeno qui al Loreto, è lo scarso entusiasmo nei riguardi dei referendum, pur rientrando gli stessi fra le rare opportunità concesse al comune cittadino per ergersi al rango di protagonista e non di mero strumento per avallare quanto altri hanno deciso, come avviene - per esempio - con l'attuale legge che disciplina le elezioni politiche, le cui candidature sono disposte dai partiti con le cosiddette "liste bloccate", e quindi può accadere (anzi è proprio accaduto!) che un elettore dia il suo voto a Italia dei Valori (il partito di Di Pietro) per poi ritrovarsi in Parlamento uno Scilipoti.
Dispiace, più che altro, che il Loreto, mediamente tetragono all'interesse verso i referendum, partecipi invece con sovrabbondante passione ad altri ballottaggi quotidiani di estrema futilità: per esempio, un paio di sere fa è transitata da Via Sbarre Centrali, a bordo di una macilenta automobile, un'educatrice della locale Azione Cattolica, e la gente si chiedeva, con contagioso coinvolgimento, chi - fra lei e la malridotta vettura - meritasse di essere rottamata per prima.  

A volte ritornano


E' con grande piacere che possiamo ufficialmente smentire le lugubri voci che narravano di una prematura scomparsa di Martino, il più folcloristico nomade della comunità rom insediatasi in Reggio di Calabria. Lo abbiamo incrociato - a distanza di almeno tre anni dall'ultima volta in cui ci è capitato di vederlo - nella mattinata di Sabato scorso, all'altezza del ponte di San Pietro (v. foto). Lo abbiamo trovato abbastanza in forma e anche sufficientemente ripulito. Ci ha subito riconosciuto e, in conformità alla sua innata vocazione questuante, ci è venuto incontro per chiederci un'offerta in moneta. Anzi, memore dei nostri tentativi di civilizzarlo (le nostre oblazioni erano subordinate al saluto e a una corretta formalizzazione della richiesta, necessariamente preceduta dalla locuzione "per favore"), ci ha testualmente detto: "Mi dai qualche cosa ciao per favore!". Non ha rispettato la sequenza originaria, ma lo sforzo andava premiato.

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