sabato 25 giugno 2011

Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno



Con pertinacia degna di miglior causa, un'anonima utente (o un anonimo utente?) di questo blog continua a farmi pervenire i propri caustici commenti ogni qualvolta pubblico dei post che abbiano a che fare con fenomeni riconducibili alla vita di coppia. L'accusa - molto esplicita - è quella di sfruttare ogni minimo pretesto per ironizzare pesantemente su una ben precisa coppia di fidanzati che, per manifesta invidia e latente gelosia, non mi riuscirebbe proprio di digerire.

Non capisco, in verità, su quali basi possa poggiare cotanta ermeneutica sicumera, ma riconfermo per l'ennesima volta che, salvo indicazione contraria, i contenuti di questo blog hanno carattere generale e non particolare: non sono solito, infatti, condurre battaglie ad personam, tanto più che la mia ironia, pur se mediamente apprezzata, non fa sicuramente opinione. 

Segue qualche riflessione che - mi auguro - possa chiudere definitivamente un contenzioso che si trascina ormai da troppi mesi e al quale, comunque, non penso di dare ulteriore spazio, anche perché comincia a fare caldo e non escludo che questa rubrica settimanale possa essere soggetta ad una fisiologica pausa estiva.

1) Se c'è un peccato capitale da cui sono pressoché sicuro di non essere contaminato è proprio l'invidia, perché abbasserebbe patologicamente la mia qualità di vita: la quotidianità, infatti, non mancherebbe di propormi i suoi impietosi confronti con chi ha più soldi di me, con chi frequenta donne più belle di quelle che accettano la mia compagnia, con chi ha una casa molto più grande di quella in cui abito io, con chi ha più capelli di me, ecc. Mi accontento ampiamente di quel che ho (o di quel che mi è rimasto);

2) La mia gelosia dovrebbe derivare, invece, da una presunta rivalità con colui che è riuscito a raggiungere, a mio discapito, un appetibile obiettivo: ma come potrebbe mai rientrare nei miei interessi una signorina cui non rivolgo la parola da almeno quattro anni e nei riguardi della quale non ho la benché minima intenzione di ripristinare neanche un rapporto formale?

3) Scrivi che, comparando i miei gusti con quelli della signorina di cui sopra, emerge inequivocabilmente che il pazzo sono io. Orbene, a parte che non ho mai tacciato di follia il soggetto cui ti riferisci (e ti sfido a dimostrarmi il contrario!), non credo che i gusti personali costituiscano parametro apprezzabile per la valutazione della lucidità mentale altrui. Qualche settimana fa, per esempio, ho incrociato proprio quella signorina in un grosso bar del centro: lei (che fortunatamente non mi ha visto) era con alcune amiche o colleghe e ha consumato un caffè normale (che, com'è noto ai più, è una delle pochissime cose normali che la vita attualmente le concede), mentre io ho preso un tè freddo (eppure nella vita sono un passionale);

4) Asserisci, inoltre, che chi si deve vergognare sono io e non chi può sorridere e abbracciare in pubblico la propria fidanzata senza dover rendere conto a chicchessia. Non capisco di cosa dovrei vergognarmi, né cosa me ne cali dei sorrisi e degli abbracci altrui: ognuno - se proprio deve platealmente rivendicarne l'appartenenza - può avvinghiarsi alla sua partner come meglio crede. Anzi: che sia proprio questo "il senso del possesso che fu pre-alessandrino" di cui cantò il buon Battiato? Quanto al sorriso di quel soggetto, personalmente mi ricorda, e anche in modo abbastanza inquietante, la fuoriuscita di materiale radioattivo da un reattore nucleare.

5) Concludi affermando che non è giusto che il fidanzamento di cui trattasi venga spacciato per l'evento più vergognoso mai registratosi al Loreto. Concordo perfettamente: da quando un soggetto stanziale, che di recente ha dovuto subire l'abbandono del tetto coniugale da parte della moglie, ha pubblicamente dichiarato di aver cercato e di non essere riuscito a formarsi una nuova famiglia tramite i suoi contatti di Facebook, è molto probabile che il primo posto delle vergogne locali rimanga impegnato per un bel po' di tempo.

E l'ultima parola me la prendo io in forma di proposizione interrogativa diretta: mi accusi di offendere i tuoi protetti, ma sei sicura/sicuro che, accostandoli continuamente ai miei post satirici, non sia proprio tu ad offenderli? 

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