venerdì 20 gennaio 2012

Divergenze artistiche



Oggi sfruttiamo la certificata intolleranza di Michele avverso le etnie non ariane per rendere un (speriamo non troppo indegno) omaggio a un grande della musica leggera italiana che è venuto a mancare proprio ieri: si tratta di Giancarlo Bigazzi, le cui produzioni sono riuscite (magari indirettamente) a renderlo noto anche presso chi non ha mai sentito o letto il suo nome (Rose rosseMontagne verdiErba di casa miaNon si può morire dentroTi amoGloriaSi può dare di più, ecc. ecc. ecc.). Un autore molto bravo (qualche caduta di stile in un canzoniere composto di oltre mille pezzi si può anche perdonare), cui soltanto una critica troppo rigorosa (e invidiosa) poteva riservare strali velenosi regolarmente ribaltati dal gradimento del grande pubblico. Gli rendiamo il nostro modesto tributo poggiandoci su un pezzo non famosissimo ma di una tenerezza unica, realizzato in collaborazione con Umberto Tozzi, che, ovviamente, ne è pure l'esecutore vocale: si tratta di una delle pochissime (almeno a nostra memoria) canzoni italiane imperniate sull'adozione, ossia Ciao Lulù
E ciao Giancarlo.


Il video soprastante è stato estratto da YouTube

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2 Commenti:

Alle 20 gennaio 2012 alle ore 17:08 , Anonymous Santeusebio giustiziere ha detto...

Sul Fatto Quotidiano lo hanno massacrato: forse la verità sta nel mezzo...

 
Alle 22 gennaio 2012 alle ore 22:02 , Blogger lillo ha detto...

Che nickname impegnativo! Ci conosciamo?
Comunque ho letto anch'io l'articolo del FQ: Andrea Scanzi è un giornalista che apprezzo e seguo molto volentieri, ma nella circostanza mi dissocio dalle sue argomentazioni. Innanzitutto non mi è piaciuto il titolo ("Bigazzi, quello di Lisa dagli occhi blu") e neanche l'occhiello, ammesso che sia questo l'esatto nome tecnico ("Il paroliere scomparso"): mi sembra riduttivo abbinarlo alla canzone di Mario Tessuto e non era soltanto un paroliere, perché spesso si occupava anche delle musiche (e nell'articolo, in verità, questo aspetto è evidenziato). Non ritengo che "Montagne verdi" sia una canzone "debole e palesemente calcolata": fu lanciata nel Sanremo del 1972 e se, a quarant'anni di distanza, è un pezzo conosciuto da tutti, compresi i bambini attuali (le mie stesse nipoti ne vanno pazze), qualche merito artistico ci deve essere per forza. La verità (forse) è che sui gusti è inutile discutere: Scanzi, per esempio, ritiene che "Gli uomini non cambiano" sia un "gioiello triste" che Bigazzi ha regalato a Mia Martini; a mio avviso, invece, si tratta di una delle canzoni più brutte che abbia mai scritto. Quel che conta, comunque, è che Bigazzi sarà eternato da tante sue canzoni: per esempio nel mese di Luglio, che, oltre a richiamarci alla memoria la canzone omonima (il testo è suo), ci ricorda anche il geniale 38 Luglio degli Squallor (dietro ai quali c'era anche lo stesso Bigazzi).

 

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