venerdì 13 gennaio 2012

Poesie su misura



Questa etichetta era stata un po' accantonata ma oggi ne tentiamo un clamoroso rilancio, potendo confidare - peraltro - su un personaggio che ben si adatta ad una giornata coincidente con un Venerdì 13.

Come tutti saprete, la più florida tradizione poetica italiana poggia la propria fortuna su acclarati elementi di tristezza (cavalline storne, nebbie agli irti colli, sere che arrivano subito, ecc.), ma esistono mestizie che - sebbene meno rilevanti - non sono assolutamente immeritevoli di una traslazione in versi. All'uopo abbiamo reclutato il massimo poeta vivente delle minime tristezze, ossia l'incommensurabile Miguel Malincolico De L'Afliccion (v. foto sopra), che, da acuto e sensibile osservatore delle più sottili infelicità quotidiane, metterà periodicamente la propria arte al servizio di questo modesto blog per cantare, col sentire interiore che lo contraddistingue, le piccole angosce del Loreto.

Oggi il poeta si sofferma su una delle tristezze più ricorrenti nell'ambito del Loreto, ossia lo sconsolante rito di quelle donne che ogni sera - qualunque sia la situazione meteorologica contingente - devono portare a spasso il cane affinché espleti le proprie necessità fisiologiche (con inevitabili negative ripercussioni sull'igiene locale). 

La donna che porta fuori il cane


Nelle sere suburbane
devi adempiere al dettaglio
di portare fuori il cane
trattenendolo al guinzaglio,

e un quesito lì per lì
nella mente ti s'intacca:
chissà se farà pipì
o se invece farà cacca?

Tu lo guardi un po' di sbieco
mentre i bisogni suoi depone
e reciti l'alfabeto greco
per smorzare la tensione:

e allorquando dici "sigma"
per il cane sei un enigma;
quando invece esclami "tau",
il tuo cane ti fa "bau"!

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