Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno
(Ri)presentarsi
Questo piccolo blog ha ultimamente ampliato la propria platea, come testimoniano le oltre 25.000 visualizzazioni, e questo ha comportato la formulazione, da parte dei nuovi utenti, di quesiti relativi a tematiche sicuramente già affrontate nei 1.700 e passa post sinora pubblicati. Non si secchino, dunque, i nostri abituali lettori, se ci soffermeremo - speriamo brevemente - su argomenti già trattati in precedenza.
La mission del blog è efficacemente riassunta nella presentazione sotto il titolo e nelle note per gli utenti; al momento non abbiamo avuto noie particolari e, tutto sommato, i post che abbiamo dovuto cancellare per specifiche rimostranze sono veramente poca cosa; riteniamo che il blog sia molto più apprezzato al di fuori dell'ambito locale, che, in gran parte, è tradizionalmente allergico alla compiaciuta autoironia.
Per quanto riguarda i suggerimenti finalizzati a raccogliere il meglio del blog in apposite pubblicazioni, precisiamo che questa avventura in rete è successiva ad esperienze di stampa semi-clandestina, con diffusione più o meno autoctona delle relative pubblicazioni: non è escluso, pertanto, che una mirata selezione dei post possa, nei prossimi mesi, essere riversata su carta.
Ad oggi, comunque, la letteratura saura sottufficiale del Loreto è articolata in 14 dispense, 3 pseudo-rotocalchi e 2 antologie, come da elenco seguente:
Dispense:
01 – Si i scemenzi erunu
spighi, u Loretu vindiva ranu
02 – Soggetti
smarriti
03 – Di
malavoglia
04 – Analisi
illogiche
05 – I migliori danni della
nostra vita
06 – L’altra metà dello
sfacelo (N.B.: dispensa dedicata alle donne del Loreto e, proprio per questo, parzialmente ripudiata)
07 – Non tutto il Malara
viene per nuocere (antologia monografica su Vincenzo Malara)
08 – L’oblio perdona, il
Loreto no
09 – Perdere
l’umore
10 – Tu chiamale, se vuoi,
riesumazioni
11 – Sedotto e abbindolato
(ossia: le nuove vicissitudini del Malara)
12 – Ci sono ancora margini
di peggioramento
13 – Il freno dei
desideri
14 – Notte prima degli
esanimi
Rotocalchi (che hanno
costituito, in pratica, la prova generale del blog):
L’Avvenire Sauro n.
0
L’Avvenire Sauro n.
1
L’Avvenire Sauro n.
2
Antologie (pubblicate sotto
il titolo de L’Avvenire Sauro Speciale):
Pellegrinaggio 2006 a San
Giovanni Rotondo (già pubblicato in tre puntate sulle
dispense)
Nuovo dizionario sauro
della lingua italiana (riproposizione, in salsa lauretana, di un riuscitissimo esperimento di Gianni Ippoliti risalente a 1/4 di secolo addietro).
Al momento, per motivi troppo lunghi da spiegare, l'unica pubblicazione disponibile è proprio l'ultima citata, che potremmo inviare per posta elettronica a tutti i lettori che ne facciano esplicita richiesta.
Ve ne offriamo l'introduzione ed il primo dei 15 capitoli: se vi interessa, potrete richiederla tramite un commento a questo stesso post, curando di indicare il vostro indirizzo di posta elettronica (che, ovviamente, non sarà pubblicato).
Nuovo dizionario sauro della lingua italiana
Non è un’idea originale, in quanto riprende un felicissimo spunto di Gianni
Ippoliti (di cui, forse, qualcuno si ricorda ancora), il quale aveva
brillantemente teorizzato che la lingua italiana è talmente bella da permetterci
di scoprire nuovi e insospettabili significati anche nelle parole più logore e
fruste: è sufficiente chiederne la definizione a quella gente presuntuosa che
neanche sotto tortura ammetterebbe di ignorarne il senso.
Qualche mese fa ho casualmente replicato l’esperimento al Loreto, utilizzando - quali inconsapevoli cavie - i simpatici personaggi che potete rimirare nelle foto. Inizialmente non ero granché soddisfatto del risultato finale (forse perché il mio umore era ai minimi storici), però, dopo averne riletto l’esito a una certa distanza di tempo, l’ho trovato abbastanza divertente, e, pertanto, senza pretese di sorta, lo propongo alla vostra attenzione, confidando che possa trasmettervi lo stesso buonumore da cui si è ritrovato investito il curatore dell'opera(?).
Qualche mese fa ho casualmente replicato l’esperimento al Loreto, utilizzando - quali inconsapevoli cavie - i simpatici personaggi che potete rimirare nelle foto. Inizialmente non ero granché soddisfatto del risultato finale (forse perché il mio umore era ai minimi storici), però, dopo averne riletto l’esito a una certa distanza di tempo, l’ho trovato abbastanza divertente, e, pertanto, senza pretese di sorta, lo propongo alla vostra attenzione, confidando che possa trasmettervi lo stesso buonumore da cui si è ritrovato investito il curatore dell'opera(?).
Abbiamo chiesto alle quattro persone della foto il significato della parola "affine", della quale lo Zingarelli dà le seguenti definizioni:
1 – Come aggettivo: che ha somiglianza, congenere, simile;
2 – Letterariamente: vicino, limitrofo;
3 – Come sostantivo maschile: ciascuno dei parenti di un coniuge rispetto all’altro coniuge e viceversa, mentre al plurale si usa in matematica per i corrispondenti in un’affinità;
4 – Come congiunzione: al fine, allo scopo, al proposito di.
Ecco, invece, come ci hanno risposto i nostri intervistati, fornendoci anche illuminanti esempi esplicativi.
Andrea – Affine è qualcosa che deve finire per forza. Per esempio: ieri c’era un bel film e me lo sono visto fino all’affine.
Michele – Affini sono quelli quasi simili a noi, però diversi. Per esempio: i Rumeni non ci sono affini.
Nicola – Affini sono quelli troppo affinati. Per esempio: sono andato al veglione di Capodanno e c’era tanta gente affine.
Vincenzo – Affini sono i quasi parenti, diciamo i familiari secondari. Per esempio: fra affini è meglio non sposarsi, perché gli possono nascere figli non tanto normali.
Nota a margine: ma Vincenzo è forse nato da genitori affini?
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