Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno
Repliche
Qualche settimana fa, un novello lettore ribattezzatosi Dottor Faustus ha lasciato il commento che vi riproponiamo:
Son capitato qui per caso e ho letto qualche pagina: ironia non indegna, ma fuori tempo massimo; parametri troppo vecchi e non fruibili dalla gran massa odierna: sei cresciuto con "Gran Varietà"? Comunque l'impegno merita elogio.
Ne sono seguiti altri, più o meno dello stesso tenore, con i quali ci veniva riconosciuto un generico onore delle armi farcito da considerazioni fastidiosamente compassionevoli. Adesso che ci siamo ritagliati un po' di tempo, cercheremo di replicare a dovere.
Abbiamo precisato, a più riprese, che se un prodotto non piace (cosa assolutamente legittima) è meglio non fruirne piuttosto che attendere il minimo pretesto per lanciare strali critici che, generalmente, finiscono per fare poco onore a chi li scaglia.
Mi sembra di tutta evidenza che l'amministratore di questo blog non coltiva velleità particolari, se non quella di un fisiologico sfogo ironico che possa divertire, possibilmente, chiunque abbia la bontà di seguirlo; è ovvio, poi, che ognuno di noi abbia un personale background al quale è portato ad ispirarsi (non a copiare, ovviamente, altrimenti ci farebbe una ben magra figura). Seguivo Gran Varietà, come altri programmi radiofonici epocali (Alto gradimento su tutti); ma sono assiduo ascoltatore anche di alcune trasmissioni attuali che ritengo fatte bene, perché nascono da un evidente lavoro di scrittura unito a capacità dialettiche di assoluto rispetto (su tutte, Il ruggito del coniglio e 610). Prendo atto che ci sono programmi come Lo zoo di 105 che vanno per la maggiore, ma sono prodotti in cui non mi riconosco perché ho sempre trovato troppo semplice quanto sgradevole suscitare crasse risate con quella grossolanità volgare che viene comodamente mascherata da libertà di espressione: non ho nulla contro chi li segue (i gusti sono sacri), ma per me volgarità e doppio senso non sono sinonimi.
Per darti un'idea sul perché mi risulta difficile scostarmi da certi riferimenti, ti propongo - fra i tantissimi esempi possibili - l'estratto di un copione scritto per Gran Varietà da Maurizio Jurgens e recitato da Rina Morelli e Paolo Stoppa (mica Belen e Corona) nella serie Eleuterio e Sempre Tua, che forse avrai avuto modo di ascoltare di ascoltare pure tu in occasione di qualche replica: fammi la cortesia di leggerlo e forse riuscirai a comprendere la mia posizione.
Son capitato qui per caso e ho letto qualche pagina: ironia non indegna, ma fuori tempo massimo; parametri troppo vecchi e non fruibili dalla gran massa odierna: sei cresciuto con "Gran Varietà"? Comunque l'impegno merita elogio.
Ne sono seguiti altri, più o meno dello stesso tenore, con i quali ci veniva riconosciuto un generico onore delle armi farcito da considerazioni fastidiosamente compassionevoli. Adesso che ci siamo ritagliati un po' di tempo, cercheremo di replicare a dovere.
Abbiamo precisato, a più riprese, che se un prodotto non piace (cosa assolutamente legittima) è meglio non fruirne piuttosto che attendere il minimo pretesto per lanciare strali critici che, generalmente, finiscono per fare poco onore a chi li scaglia.
Mi sembra di tutta evidenza che l'amministratore di questo blog non coltiva velleità particolari, se non quella di un fisiologico sfogo ironico che possa divertire, possibilmente, chiunque abbia la bontà di seguirlo; è ovvio, poi, che ognuno di noi abbia un personale background al quale è portato ad ispirarsi (non a copiare, ovviamente, altrimenti ci farebbe una ben magra figura). Seguivo Gran Varietà, come altri programmi radiofonici epocali (Alto gradimento su tutti); ma sono assiduo ascoltatore anche di alcune trasmissioni attuali che ritengo fatte bene, perché nascono da un evidente lavoro di scrittura unito a capacità dialettiche di assoluto rispetto (su tutte, Il ruggito del coniglio e 610). Prendo atto che ci sono programmi come Lo zoo di 105 che vanno per la maggiore, ma sono prodotti in cui non mi riconosco perché ho sempre trovato troppo semplice quanto sgradevole suscitare crasse risate con quella grossolanità volgare che viene comodamente mascherata da libertà di espressione: non ho nulla contro chi li segue (i gusti sono sacri), ma per me volgarità e doppio senso non sono sinonimi.
Per darti un'idea sul perché mi risulta difficile scostarmi da certi riferimenti, ti propongo - fra i tantissimi esempi possibili - l'estratto di un copione scritto per Gran Varietà da Maurizio Jurgens e recitato da Rina Morelli e Paolo Stoppa (mica Belen e Corona) nella serie Eleuterio e Sempre Tua, che forse avrai avuto modo di ascoltare di ascoltare pure tu in occasione di qualche replica: fammi la cortesia di leggerlo e forse riuscirai a comprendere la mia posizione.
Era domenica 2 ottobre
1966, quando, dai microfoni della radio, la ben nota voce di Rina Morelli leggeva
una lettera:
«Caro Eleuterio, la casa che mi vide bambina, oggi mi vede delusa.
Il nostro bisticcio di ieri mi ha messo addosso la stessa malinconia che mi
mette addosso Pippo Baudo quando recita. E anche quando sta zitto.
Guardo il
cielo, e penso che il cielo non è altro che il campo da football per
quell’enorme pallone che si chiama mondo.
E penso anche che sei uno stupido,
Eleuterio, se arrivi al bisticcio per un semplice fiasco di vino.
Sempre Tua».
Di rimando la voce del grande Paolo Stoppa:
Sempre Tua».
Di rimando la voce del grande Paolo Stoppa:
«Cara “Sempre Mia”, la casa che ti vide bambina, e che ora ti vede delusa, ti
vedrà anche decrepita, se aspetti che venga a riprenderti.
Se tu non fossi
tornata da tua madre, ti avrei spedita da tuo nonno, pace all’anima sua.
Forse
sarà anche stupido litigare per un semplice fiasco di vino, ma non dimenticare
che il suddetto fiasco tu me l’hai rotto in testa, leggiadra "Sempre Mia", e sei
riuscita in una sola volta a ferire il mio orgoglio e il mio cuoio capelluto. Ciao.
Eleuterio».
Infine, una breve chiosa circa i rilievi sulla (presunta) ripetitività dei post e degli argomenti trattati: questo blog ha carattere prettamente rionale, e, quindi, il materiale proposto trae la sua massima ispirazione da situazioni locali di vita che, per loro stessa natura, tendono spesso a reiterarsi; mettiamoci pure che la piazza del Loreto si va gradualmente svuotando di quei personaggi che davano linfa vitale al blog, e capirai che pubblicare tre post al giorno rappresenta comunque un buon risultato (il mio vero lavoro, purtroppo o per fortuna, è un altro) ed è assolutamente fisiologico che alcuni siano più riusciti di altri.
Circa l'osservazione, poi, che questo blog rischia di diventare (in piccolo) stantio quanto Radio 2 Supermax, la trasmissione quotidiana con Max Giusti, mi permetto di obiettarti un paio di cose: Max Giusti non sarà sicuramente Raimondo Vianello o Walter Chiari (ma personaggi del loro spessore forse non esisteranno mai più), però è sicuramente accettabile; soltanto i commentatori troppo superficiali possono ritenere agevole scrivere i testi per una trasmissione che va in onda in diretta per 5 giorni la settimana con puntate da quasi 90 minuti cadauna; il personaggio de Il fatto quotidiano (un consumatore di stupefacenti che crea un costante equivoco con la denominazione dell'omonima testata giornalistica di Padellaro e Travaglio), avrà anche tratto ispirazione da un nostro noto concittadino, ma non è quel nostro noto concittadino, essendo stato completamente reinventato dagli autori della trasmissione con ben altre finalità: non mi sento di condannare l'operazione perché, al loro posto, l'avrei fatta anch'io. O - dal momento che siamo quasi coetanei - vogliamo dimenticare che Nino Frassica ha costruito buona parte del suo personaggio sull'imitazione di Rino Piccione?
P.S. : Causa il caldo asfissiante, che ci disincentiva dal restare troppo tempo davanti al pc, questa rubrica - salvo contingenti necessità - riprenderà verso la metà di Settembre.
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