Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno
Terremoti
Si dice, abbastanza frequentemente, che non ci sono più le stagioni di una volta e non si tratta di un semplice luogo comune: le conseguenze dell'effetto serra - specialmente in Estate - sono vissute con sempre maggior fastidio da tutti gli appartenenti al consorzio umano, come ampiamente documentato, d'altra parte, dallo spaventoso incremento degli impianti di aria condizionata.
E, da parte nostra, osiamo affermare che non ci sono più neanche i terremoti di una volta. Fino a non tantissimi anni addietro, l'evento sismico era propedeutico a fughe di massa (sebbene la quasi totalità degli stabili reggini, costruiti rigorosamente in cemento armato, non abbia mai accusato seri danni) e ad un immediato (quanto transitorio) ripristino dei rapporti di buon vicinato: infatti, la tradizionale paura di una replica più violenta della scossa che l'aveva preceduta, induceva i condomini ad accantonare temporaneamente le tensioni accumulate nel corso degli anni e a prestarsi reciproco conforto e/o soccorso.
E, per quanto lo scenario complessivo non difettasse di elementi assolutamente parossistici (per esempio: soggetti generalmente inappuntabili che non mancavano mai di far registrare la loro presenza alla messa domenicale delle h 11,00 e che, temendo danni materiali dal terremoto, si abbandonavano alle più sacrileghe bestemmie nei riguardi di Dio e consistente parte della Sua schiera celeste, mentre altri soggetti, che si contraddistinguevano per un fiero ed ostentato ateismo, distantissimi dalla Chiesa e da tutto ciò che potesse orbitarle attorno, invocavano inaspettatamente la tutela del Signore affinché li preservasse dagli effetti più deleteri del sisma), il terremoto assumeva una valenza quasi eucaristica, poiché riusciva a ricostruire rapporti umani ritenuti completamente demoliti.
E, invece, cosa è accaduto dopo la scossa di terremoto registrata alle h 01,12 di Mercoledì scorso? Il primo pensiero di tante persone iscritte a Facebook è stato quello di alzarsi dal letto, accendere il pc e postare le personali emozioni del momento. L'impressione è che, se al di fuori di una tastiera e/o dell'eventuale nucleo familiare, ci riesce difficile relazionarci col prossimo per condividere certe comuni trepidazioni, ci ritroveremo sempre più soli, drammaticamente sperduti nelle infinite propaggini del moderno villaggio globale (o Internet, che dir si voglia).
Etichette: Il Sabato sauro del villaggio
2 Commenti:
Boh ? io mi sono riaddormentato subito... altro che facebook
E anch'io ho fatto la stessa cosa, avendo già vissuto, peraltro, scosse molto più forti, però la mattina la home di Facebook grondava di stati e di commenti redatti in orari antelucani. Forse mi sbaglio, ma lo ribadisco: se per esternare le proprie emozioni si avverte la necessità di ricorrere in prima istanza ai social network, c'è qualcosa che non va.
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page