sabato 29 dicembre 2012

Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno


Diario natalizio

Sarà per la crisi di valori dilagante o per i recenti fatti che hanno compromesso la credibilità della curia reggina o per entrambi gli elementi combinati assieme, ma fatto sta che quest'anno, almeno qui al Loreto, lo spirito del Natale si è dissolto in pochissime ore. Mai ci era capitato di assistere a sacre funzioni così poco partecipate (anche numericamente) e per fortuna che la circostanza natalizia ha richiamato in loco figure femminili di un certo rilievo estetico (quelle che, praticamente, si rivedranno soltanto in occasione della successiva festività solenne), sicché abbiamo quantomeno avuto modo di verificare come, seppure a stento, il nostro organismo sia ancora in condizione di esprimere una minima reazione ormonale; i nostri sensi, comunque, sono già ripiombati nel più profondo letargo e, persistendo il trend sopra descritto, non si ridesteranno prima della messa notturna di Pasqua.
Ci chiedevamo, d'altra parte, quali prospettive ci possano essere in una parrocchia ove l'associazionismo tende sempre più a somigliare a quelle forme laiche oligarchiche che si succedono o si alternano tragicamente l'una all'altra e ben poco spazio lasciano ad eventuali nuovi e rigeneranti inserimenti; senza considerare, peraltro, che non tutti i rapporti fra i componenti della casta ad interim sono particolarmente idilliaci: salvo che non si voglia ricondurre a normalità il fatto che, sempre più spesso, una volta conclusi gli appuntamenti istituzionali, si finisca per ignorarsi reciprocamente, arrivando - in qualche caso - a soprassedere persino al vicendevole saluto.

Ad incupire il già poco confortante quadro locale hanno fattivamente concorso soggetti deprimenti come Michele (v. foto sottostante): questi, avendo implicitamente rinunciato ad ogni speranza di condurre un'esistenza normale, si è messo a pressare il parroco per avere almeno qualche rassicurazione circa la felicità oltre la vita. Tranquillizzato sulle possibilità di resurrezione in più appaganti contesti, ha sfoderato uno dei suoi larghi e disarmonici sorrisi che lo rendono ancor più indisponente all'altrui cospetto; sicché gli abbiamo volontariamente instillato il dubbio che, una volta risorti, i miliardi di individui deceduti nei secoli precedenti potrebbero avere oggettive difficoltà nel reperimento di alloggi a uso abitazione e pertanto, in forza di leggi a carattere eccezionale, un paio di loro potrebbero occupargli la casa. Al solo pensiero, Michele è ritornato cupo ed ha testualmente detto: "Forse, una volta morti, è meglio esserlo per sempre".


Concludiamo riferendovi di un casuale incontro avvenuto durante la mattina di Natale, quando sul Viale Calabria (incrocio Via Loreto) ci siamo imbattuti nel Sauro Maggiore (v. foto sottostante), l'ultimo vate dei nostri tempi e (inconsapevole) fondatore della bizzarra corrente di pensiero ispirata alle sue gesta, mentre era intento a mangiare datteri. Considerando che i datteri sono frutti africani, speriamo soltanto che l'inconsueta immagine non preluda a futuri scenari da terzo mondo.


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