lunedì 1 aprile 2013

In memoria


Sembra che questo periodo di Pasqua sia particolarmente letale per la musica leggera italiana: a 24 ore di distanza dal decesso di Enzo Jannacci, viene a mancare anche Franco Califano. Il quale, essendo da tempo seriamente malato, aveva già dettato il suo epitaffio: "Non escludo il ritorno". Inoltre, in tempi non sospetti, aveva dichiarato che sarebbe ufficialmente invecchiato soltanto pochi secondi prima di morire, e, considerando che appena lo scorso 18 Marzo ha tenuto il suo ultimo concerto nel prestigioso Teatro Sistina in Roma, può ritenere esaudito anche il suo estremo desiderio.
La sua figura, nell’ambito del nostro panorama musicale, è prevalentemente considerata controversa, anche se, in realtà, è molto più coerente di quanto possa sembrare: il fatto è che la sincerità, se portata all’estremo, assume valori decisamente anticonvenzionali.
La qualità della sua vera cifra artistica (non consideriamo buona parte dell’ultimo ventennio, fortemente condizionato da vicissitudini personali e di salute) è confermata dall’essere stato costante punto di riferimento per alcuni fra i nostri più bravi e intelligenti intrattenitori: in primis Fiorello (che contribuì a rilanciarlo, rilanciando - per certi versi - anche sé stesso) e Lillo & Greg (che adesso dovranno necessariamente sospendere due fra le più apprezzate rubriche della loro storica trasmissione "610": "Radio Califfo" e "I Tre Califani"). 
E adesso speriamo che, come estremo omaggio, venga finalmente distribuito il prequel di "Romanzo Criminale": chi lo ha visto, ha riferito di un Califfo in stato di grazia interpretativo, affiancato da un Tomas Milian che, intrigato dal progetto, ha disdetto il ritiro dalle scene ed è tornato a recitare alla faccia dei suoi ottant’anni suonati.
Infine, per quel che serve, vorremmo smentire quei critici (musicali e non) che hanno sempre snobbato la produzione di Califano, riconducendola ai deliri di un cinico maschilista: il cinismo, molto più spesso di quanto si creda, altro non è che la corazza fittizia con cui cerchiamo di proteggerci da quei profondi graffi che la vita, prima o poi, ci infligge. Ne è testimonianza il pezzo, veramente da brivido (non conosciamo persona che, una volta ascoltatolo, non sia stata colta da sincera emozione), con cui vogliamo ricordare il Califfo: s’intitola "OK papà" ed è dedicato al padre prematuramente scomparso. Avendo personalmente assistito, durante il nostro soggiorno romano, ad almeno una dozzina di concerti di Califano, una volta abbiamo avuto modo di chiedergli perché non proponesse mai questa canzone. Ci rispose che gli era impossibile, perché cantarla avrebbe potuto comportare il venir meno della promessa che aveva fatto al suo papà in punto di morte: non piangere per la sua scomparsa.



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