mercoledì 26 giugno 2013

Ricordando Maurizio


Qualche giorno fa, mentre assemblavo un po' di materiale radiofonico de Il ruggito del coniglio per un amico, ho riascoltato un bel pezzo di satira che mi ha fatto subito pensare a Maurizio e ai tempi antidiluviani in cui era - se non ricordo male - il solo avventore del Loreto ad essere fornito di un telefonino. Anche se il diminutivo era del tutto gratuito, giacché - trattandosi per l'appunto degli albori della telefonia mobile - il suo cellulare, più che uno strumento per comunicare, ricordava uno scaldabagno. Di seguito riporto il testo de Il mio primo cellulare, di cui è stato interprete canoro Vinicius du Marones (alias Max Paiella), massimo cantore della tristezza derivante dagli oggetti desueti e/o consunti; è, però, mia personale sensazione che, rapportando questo testo a Maurizio, ce ne viene restituito un ricordo quasi tenero. E sono pressoché sicuro che la dedica gli sarà gradita. 

IL MIO PRIMO CELLULARE

Nel cassetto delle cose care
c'è il mio primo cellulare,
che funzionava pure benino
ma era grande quanto un comodino;
in ricezione aveva una tacca
e mi sfondava la tasca della giacca;
lo portavo con fatica dietro
e la sua antenna era lunga un metro.
Lo mostravo con orgoglio a ogni amico,
perché averlo mi faceva fico:
parlavo e poi, in un lampo,
all'improvviso non c'era più campo!
Continuamente lo volevo usare,
ma non sapevo mai chi chiamare
perché la gente, ancora meschina,
telefonava dalla cabina!
Nel cassetto delle cose care
c'è il mio primo cellulare:
una volta era un oggetto raro;
ora ce l'ha pure il pecoraro!

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