lunedì 8 luglio 2013

Emersioni serali saure, ovvero una buia finestra sui fatti del giorno


Qualche settimana fa, e, precisamente, il 15/06 u.s., ho pubblicato una specie di reportage locale che ha suscitato l'attenzione di un casuale lettore di Palermo. Anselmo (questo è il suo nome o il suo nickname) ha rilasciato un commento cui speravo di dare riscontro in tempi brevi, ma il dipanarsi del flusso temporale, ormai, sempre più raramente si accorda con le mie buone intenzioni. Spero di poter riparare, dando al succitato commento tutto il risalto che merita.

Qui a Palermo stiamo molto peggio che a Reggio Calabria: ci sono bambini che non vanno a scuola per frugare tra i rifiuti dei ricchi e i genitori li sfruttano perché non sono imputabili.
Si infilano dentro i cassonetti dei rifiuti, rovistano, cercano ferro, cartone, alluminio. Frugano nella spazzatura alla ricerca di quello che gli altri buttano via. È un piccolo esercito di bambini sfruttati da genitori, parenti e conoscenti che li utilizzano per la raccolta di qualunque cosa possa essere rivenduta o riciclata.
Vengono usati perché hanno il vantaggio di essere piccoli e agili e si possono infilare dentro i contenitori dei rifiuti, dove gli adulti non riescono ad arrivare con altrettanta facilità. E così sono avviati sulla strada della microcriminalità. Prendere la spazzatura infatti costituisce un reato, perché equivale a rubare da quando anche il Comune di Palermo si è adeguato alle nuove norme. Ma se i bambini vengono scoperti a rovistare dentro i cassonetti della spazzatura non sono imputabili. E questo rappresenta un motivo in più per sfruttarli. Una vergogna per i loro utilizzatori e per noi che ci limitiamo ad osservare...

Probabilmente è vero che qui a Reggio non siamo ancora a questi livelli: conosco discretamente Palermo e so bene che nel capoluogo siculo le distanze sociali sono molto più accentuate. Il che non toglie che anche qui, purtroppo, la situazione stia progressivamente precipitando. E non oso pensare a cosa accadrà quando i 70/80enni di oggi dovranno rendere l'anima a Dio con conseguente chiusura della loro (ancora decente) partita di pensione: gran parte dell'economia locale, ormai, si regge sui nonni. E i soldi per strada non li chiedono più soltanto gli extracomunitari: non cito nomi e luoghi, perché non sarebbe giusto, ma c'è gente che si sposta di quartiere (per non essere riconosciuta) e, davanti a qualche supermercato, chiede l'elemosina non in soldi ma in alimenti (per esempio: mezzo chilo di pane, perché con le risorse economiche di cui dispone non arriva a fine mese). Anzi, c'è anche qualcuno che sta già superando la soglia di pudore e non nasconde più l'indigenza: l'altro giorno, mentre rientravo al lavoro dalla pausa mensa, una signora domiciliata al piano terra di un palazzo della zona, si è affacciata alla finestra e mi ha chiesto un euro per far fronte a non so quale necessità. La stessa identica scena si è ripetuta, sempre nella stesso quartiere, un centinaio di metri dopo. Temo che, in tempi medi, l'indigenza diffusa possa essere il detonatore di qualche fragorosa deflagrazione. Quanto alla triste situazione dei bimbi di Palermo, comprendo la personale prudenza che può sconsigliare un intervento diretto, ma è mai possibile che ai servizi sociali e/o agli altri uffici competenti non sia mai giunta una segnalazione, anche se in forma anonima?

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