Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno
Un antico adagio ci rammenta che ogni testa è un tribunale, per sottolineare come ciascuno di noi abbia un concetto abbastanza soggettivo della realtà e di tutto ciò che ad essa è intrinseco; sicché le varie situazioni della vita, a seconda dei ricettori, possono suscitare ilarità, tristezza o indifferenza.
Orbene, poche sere addietro ho incrociato un terzetto composto da una signorina della zona, il relativo fidanzato e il di lei cane (quest'ultimo rappresenta, peraltro, la parte mentalmente più evoluta del trio), e i due innamorati si sono messi a sghignazzare sonoramente quando hanno visto il sottoscritto collocare una busta di immondizia nell'apposito contenitore.
Pur con tutta la buona volontà ed una accurata autoanalisi, non mi riesce proprio di capire quale elemento riconducibile alla mia azione o alla mia persona abbia potuto innescare una situazione così comica da far tanto divertire i due fidanzati (il cane, invece, è rimasto serio): potrei capire - che so - se uno gettasse nel cassonetto un cavallo a dondolo, ma - generalmente - vedere qualcuno che si disfa di una normale quantità di rifiuti (quella che entra in un'ordinaria busta biodegradabile) non dovrebbe suscitare qualsivoglia cachinno fra i testimoni dell'ecologico deposito.
A meno che per i due fidanzati (il cane, come già precisato, si colloca su posizioni cerebrali più elevate), il punto di discrimine sia proprio l'affrancarsi dalla spazzatura: la gente normale tende, infatti, a liberarsi dai rifiuti; quella anormale, come sosteneva il filosofo Blaise Pascal, colma con la spazzatura il vuoto del cuore.
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