Radio Sexy
La discografia italiana è disseminata di piccole perle musicali, spesso destinate ad immeritata opacità soltanto perché mortificate da eccessivi atteggiamenti censori oppure perché abbinate a prodotti artisticamente inferiori, come nel caso delle colonne sonore dei film italiani di serie B (e, spesso, anche di serie C, D e Interregionale), ossia le commedie erotiche all'italiana. Tramite questa virtuale radio tematica, che poggia la sua immagine su uno dei più acclarati sex symbol del Loreto, in occasione di qualche Martedì autunnale tenteremo (a grande richiesta) di ripescare quelle più meritevoli.
Omaggiamo ancora una volta, a poche settimane dalla sua scomparsa, il maestro Gianni Ferrio, proponendovi i titoli di testa de La compagna di banco, filmetto di poco conto diretto da Mariano Laurenti intorno alla metà dei '70.
E, con l'occasione, mi ricollego al post della scorsa settimana, avente ad oggetto la colonna sonora di un altro film dello stesso Mariano Laurenti (per la precisione: Mazzabubù, quante corna stanno quaggiù?), per rispondere ad un anonimo lettore che ha parzialmente contestato (un po' avventatamente in verità) quel che avevo scritto (non ho pubblicato il commento, che per mero errore ho cancellato definitivamente, perché i toni erano fin troppo accesi, ben oltre una tollerabile soglia di trasgressione, anche se le argomentazioni erano e sono sicuramente meritevoli di attenzione). Comunque, ricordando più o meno gli appunti che mi venivano mossi, espongo in maniera più articolata e, spero, meno equivocabile, le mie opinioni.
Pippo Franco - Non ho mai scritto che Pippo Franco sia un artista mediocre e sboccato: mi sembra, anzi, di aver già scritto in altri post che apprezzo tantissimo il cantante Pippo Franco ante Mi scappa la pipì, e, in particolare, quel capolavoro surreale che è il 33 giri Kara kiri (contenente, fra gli altri, pezzi come Cesso, Hai stata tu, Ninna nanna), destinato - temo - a non essere mai riscoperto, perché quel tipo di ironia intelligente difficilmente può essere recepita dai trentenni (e forse anche dai quarantenni) di oggi; come attore, lo reputo addirittura un grande e mi dispiace davvero che, in tante occasioni, abbia svenduto (e continui tuttora a farlo) il suo talento: delle sue indubbie capacità recitative è ampia testimonianza il film, diretto proprio da Mariano Laurenti, Due strani papà (condannato all'unanimità da tutta la critica cinematografica, mentre io lo apprezzo), dove dimostra di sapersi destreggiare con sicura efficacia sia nelle parti comiche che in quelle drammatiche.
Mariano Laurenti - Non ho affermato (v. anche il punto soprastante) che Mariano Laurenti sia un regista incapace: di film gradevoli ne ha girati parecchi e, probabilmente, gli ultimi bagliori della coppia Franchi-Ingrassia si devono proprio a lui (mi piace ricordare, in particolare, I due maghi del pallone, datato 1970, in cui un facoltoso imprenditore aveva ben pensato di sfruttare una squadra di calcio - con Franchi allenatore e Ingrassia amministratore delegato - come veicolo promozionale per le sue aziende e per le sue ambizioni sociali: Pier Paolo Pasolini, lungimirante come pochi, vi aveva intravisto addirittura il destino finale del nostro calcio e, come confermano le cronache degli ultimi 25 anni, anche in questa circostanza non si era sbagliato). Ho evidenziato invece, tra le righe, che il Laurenti è stato (ormai è ultraottantenne e credo che abbia abbandonato l'attività) un regista molto furbo: non appena intuì che la comicità tradizionale (quella di Totò, Peppino, Fabrizi, Taranto, Franchi & Ingrassia) era praticamente giunta al capolinea, si buttò sulla commedia sexy; e quando capì che anche quest'ultima si avviava al tramonto, perché ormai le donne ignude potevano essere tranquillamente visionate in seconda serata direttamente dai televisori di casa, riscoprì addirittura i musicarelli, realizzando incassi da capogiro (almeno al Sud) con i film che vedevano protagonista assoluto Nino D'angelo (Un jeans e una maglietta, Popcorn e patatine, ecc.), coadiuvato - per la parte comica - dalla coppia Bombolo-Cannavale (cui venne riservato il ruolo che, nei musicarelli di fine anni '60, fu appannaggio della coppia Franchi & Ingrassia, ritrovatasi addirittura tutor - in un paio di pellicole - dei fidanzatini Al Bano & Romina).
Franco Franchi e Ciccio Ingrassia - Ma quando mai ho scritto che era una coppia finita? Ho rilevato soltanto che la domanda cinematografica stava cambiando contestualmente all'evoluzione (o, se si preferisce, involuzione) dei costumi e che le novelle condizioni avevano, di fatto, decretato la fine di un certo tipo di cinema, non la loro. Che, anzi, qualche soddisfazione personale riuscirono a togliersela, anche postuma, se vogliamo: l'attuale pontefice, per esempio, nei mesi scorsi, prima di recarsi a Lampedusa, ha dichiarato di possedere qualche minima conoscenza della Sicilia soltanto grazie al film Kaos dei fratelli Taviani, essendogli rimasto particolarmente impresso l'episodio ispirato a La giara di Pirandello e interpretato - pensa un po'! - proprio da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Mi permetto d'aggiungere che in Mazzabubù desta, comunque, un minimo sconcerto vedere Franco & Ciccio alle prese con tematiche decisamente al di fuori del loro tradizionale cliché comico (scambi di coppia per dare nuova vivacità al rapporto matrimoniale), così come sorprende vedere nelle improbabili vesti di consorte di uno dei due Mariolina Cannuli, che fu irreprensibile annunciatrice televisiva, sia pur con voce inusualmente sexy (non è affatto una leggenda la famosa direttiva RAI che, per evitare vacillamenti di pruderie ai telespettatori maschi, le impose, con sdrucciola cautela, di trasformare la squadra di calcio portoghese del Benfìca in Bènfica): personalmente, attribuisco queste strane commistioni proprio alla confusione del periodo e mi riesce difficile non inquadrarle come preludio alla fine di un'epoca che, tutto sommato, fu abbastanza gloriosa. Di lì a poco avrebbe chiuso i battenti anche la commedia all'italiana vera e propria, il cui canto del cigno viene unanimemente fatto coincidere con C'eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola, cui seguirono circa 15-20 anni di prevalenti one-man-show imperniati su attori come Celentano e Pozzetto(ormai entrambi desaparecidos), Benigni (il cui ciclo è anch'esso finito e non poteva essere diversamente, avendo in pratica girato lo stesso film per quattro o cinque volte consecutive), Verdone (l'unico che ancora riesce a barcamenarsi), Troisi. Riguardo quest'ultimo (la cui morte prematura gli consentirà sempre di essere celebrato un po' oltre i suoi effettivi meriti artistici) esiste un illuminante filmato, proposto sui canali della RAI con una certa frequenza, in cui, in occasione di un Festival del Cinema di Taormina dei primi anni 80, rilascia un'intervista mentre pranza con Franchi e Ingrassia, consumando, in realtà, un vero e proprio passaggio di consegne. Speriamo, piuttosto, che l'attuale crisi del cinema italiano (che, salvo pochissime eccezioni, si protrae, ormai, da quasi vent'anni), possa segnare il passo al più presto.
A conclusione di questo prolisso intervento, posto un breve filmato, estratto proprio dall'incriminato Mazzabubù, a conferma che la conclamata arte naif di Franchi & Ingrassia non può essere messa in discussione da alcuno: quale, fra le odierne coppie comiche, potrebbe interpretare la stessa scena con analoga efficacia? Personalmente, riteniamo che soltanto Lillo & Greg riuscirebbero ad avvicinarsi ai livelli di Franchi & Ingrassia, ma - sicuramente - non ad eguagliarli.
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