60 anni di RAI
Ieri la televisione nazionale ha festeggiato i suoi primi 60 anni e, sinceramente, se li porta proprio male, se sol pensiamo che le trasmissioni risalenti a quattro (se non cinque) decenni addietro, sono ancora più attuali (nonché molto più intelligenti) delle odierne programmazioni, mentre - ben che vada - le poche menti pensanti sono confinate nelle dorate (o, in caso di anagrafe avanzata, argentate) riserve indiane della radio (assolutamente imprescindibili, in tal senso, alcuni programmi cult di Radio 2 quali Il ruggito del coniglio [col pokerissimo Dose/Presta/Paiella/Ratti/Minaccioni] e 610 [mirabilmente condotto dal trio Lillo/Greg/Alex Braga]).
A nostro modesto parere, la TV di Stato ha una sola possibilità di rilancio: la fine della guerra all'audience, lasciando al proprio destino - florido o misero non importa - le TV del cavaliere decaduto e recuperando il suo primigenio ruolo di servizio pubblico (anche una riedizione dello storico Non è mai troppo tardi non sarebbe fuori luogo, considerate le misere capacità espressive medie del popolo italiano, quotidianamente e drammaticamente testimoniate dai social network). Sappiamo che il nostro desiderio è pura utopia, ma - scaramanticamente - vogliamo concludere questo breve intervento proponendo l'annuncio con cui il noto conduttore Corrado Mantoni, con la voce non ancora caratterizzata dalla lieve e costante raucedine, annunciava la fine della seconda guerra mondiale (e, a proposito di Corrado, chissà quanti dei lettori sanno che La Corrida fu, prima che un programma televisivo Mediaset, una trasmissione radiofonica RAI che andava in onda da Via Asiago, allietandoci i Sabati prandiali dell'infanzia e della prima adolescenza?).
Etichette: Attualità
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