sabato 4 ottobre 2014

Il Sabato sauro del villaggio, ovvero riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno


Richieste locali inattese

Alcuni soggetti della zona Loreto (Reggio Calabria) mi hanno invitato a non spargere il sale dell'ironia su un discusso evento nuziale che sarà celebrato, a breve, nella locale parrocchia, giacché tale circostanza tende di per sé a configurarsi come una ferita sacramentale.
Avendo colto, comunque, nella suddetta richiesta, una basica sincerità di intenti, con altrettanta lealtà argomenterò le mie controdeduzioni.
Ho sempre pensato che il diletto per l'umorismo, al netto del cattivo gusto (compresi i risentimenti personali), coincida con un buon esercizio di salute mentale: ritengo, infatti, che la capacità di ridere e/o sorridere (anche di noi stessi) non solo può farci cogliere il senso del ridicolo ma può fornirci addirittura, se siamo abbastanza bravi da carpirli, i più opportuni antidoti per non caderci dentro. In sostanza, la mia idea è che tanto l'umorismo quanto l'ironia o la satira debbano avere dei giusti limiti o adeguati correttivi ma è necessario che la realtà, a sua volta, ne abbia ancora di più, altrimenti, qualora - come nel caso in esame - si presti ad evoluzioni paradossali (che - beninteso - non ci auguriamo), rischia di diventare talmente ridicola che nemmeno il più caustico dileggio potrebbe arrecarle ulteriore nocumento.
Voi stessi, per esempio, avete ammesso l'imbarazzo di qualche invitato che, sfruttando l'assist offerto dalla giornata lavorativa in cui si officeranno le nozze, ha già pronto l'alibi per non presenziarvi: personalmente, anzi, non sarei affatto stupito se uno storico sketch del varietà nostrano (v. filmato sottostante) si trasformasse in tangibile disvalore.
Insomma, diciamocelo obiettivamente: in certi contesti, quali danni potrebbero mai produrre le mie recenti (e inoffensive) bordate ironiche?
  

  

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