Ricordando
Da due anni Maurizio ci ha lasciato, soltanto teoricamente oserei sostenere, giacché non credo che possa passare un solo giorno in cui la sua figura non riemerga, imperiosa, nei pensieri di chiunque abbia avuto modo di frequentarlo. Senza contare che la vita, ogni tanto, non si risparmia nell'elargirci qualche bonus di malinconia. Di recente, per esempio, ritrovandomi (e non ci vado più di un paio di volte all'anno) al mercatino del Venerdì in zona Botteghelle (quartiere Sud di Reggio Calabria), non ho potuto fare a meno di ritornare con la mente al penultimo Venerdì dell'Agosto 2012, quando Maurizio mi chiese di fargli compagnia per concludere un acquisto che non avrebbe dovuto occuparlo per più di quindici minuti: la nostra escursione fra le bancarelle si protrasse, invece, per almeno un paio d'ore, poiché, nella fiumana di gente che inondava il mercatino, all'incirca ogni due metri Maurizio individuava un amico o un conoscente con cui aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti o scambiare opinioni. Per me che - lo ammetto meschinamente - evito volentieri o fingo di non vedere certi soggetti che possano trasmettermi sprazzi di noia o di pesantezza esistenziale, era sorprendente prendere atto, ogni volta che mi accompagnavo a Maurizio, della sua ecumenica curiosità "positiva", non finalizzata, cioè, all'accertamento del "morboso", ma soltanto ad acquisire la consapevolezza che i suoi interlocutori non se la passassero troppo male, riservandosi ulteriori approfondimenti - se del caso - nei giorni successivi, dinanzi ad un caffè o ad una pizza. Insomma, la sua attenzione verso gli altri molto difficilmente poteva scaturire da egoistici interessi, come spesso avviene negli ambienti reggini (e non solo), ma derivava prioritariamente da uno zelo che era innato patrimonio della sua persona. Un atteggiamento insolitamente umano, dunque, che ora indirizza il mio pensiero a una misconosciuta poesia di Marcello Marchesi (autore indirettamente molto noto tramite certi suoi lasciti artistici abbastanza particolari, come slogan pubblicitari tuttora in voga o battute, scritte per i film di Totò, che si perpetuano senza soluzione di continuità) della quale Maurizio è stato, senza mai saperlo, uno dei migliori interpreti. La riporto qui di seguito, nella speranza che - con decorrenza immediata - ogni lettore (ma innanzitutto chi scrive) possa farla propria, non fosse altro che per migliorarsi la qualità della vita.
All'unico amico
Vieni a trovarmi,
se puoi,
fra un taxi e una telefonata,
un contratto
e un’arrabbiatura,
tra un giornale e una preghiera,
tra un film e un aperitivo.
Vieni a trovarmi
finché son vivo,
una mattina,
una sera,
scambiamoci un sacco
d’idee sbagliate
e invecchiamo un’ora insieme.
(Marcello Marchesi)
Etichette: Attualità
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