Chi ci lascia - Demis Roussos
Anche se, ormai da tempo, era uscito dal giro che conta e le sue più recenti sortite pubbliche erano ineluttabilmente legate a trasmissioni TV "revival", resterà sempre una delle voci più interessanti donateci dalla musica pop a ridosso fra i '60 e i '70. Lo ricordiamo con una delle sue canzoni emotivamente più coinvolgenti.
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2 Commenti:
Ai matrimoni ho sentito cantar di tutto,perfino La cura di Sgalambro,che per chi non è ancora completamente sordo,come l'ultimo Ludwig,è un invito telepatico della Swank lanciato a Clint per accaparrarsi un Oscar,ma mai Profeta non sarò,nella versione francese rifinita sempre dal greco.Contrario non alle nozze come quel saggetto nano dell'antichità ma alle ripetizioni,ho lanciato al mio cantante numerosissime mail finalizzate alla comunione.Prima arriva il pezzo,fantastico,poi la moglie, adeguata.Per fortuna purtroppo il maestro non mi ha mai risposto,forse impegnato a cestinare la corrispondenza,verosimilmente torrenziale.
Eppure mia moglie non si sentirebbe ben servita da una ballata risaputa
o da un canto di Sinatra.Insisterò con le medium europee,sicuro dell'empatia marxiana,in fatto di inediti...
Non mi è mai capitato di sentire "La cura" nel corso di un rinfresco matrimoniale, ma presumo che - complice anche la frequente crisi di unioni civili e religiose - ormai si attribuisca a tale pezzo una convenzionale valenza beneaugurante. "Profeta non sarò" sarebbe veramente degnissimo corollario a un matrimonio (anche con il testo italiano), ma temo che la stragrande maggioranza degli invitati non capirebbe e, di conseguenza, non apprezzerebbe.
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