Gazebo
Qualcuno ipotizza che lo scrivente sia rimasto sorpreso per il gazebo allestito in Reggio di Calabria, nelle vicinanze del centralissimo Teatro "Cilea", al fine di raccogliere firme a sostegno del leader leghista Salvini, in seguito alla condanna richiesta nel processo "Open Arms". Premesso che, almeno nella fascia pomeridiana in cui sono passato da quelle parti, non ho rilevato alcun fiume di folla animato da fervore firmaiolo, tale iniziativa rientra a pieno titolo nei fenomeni patologici del nostro contingente momento storico. Basti pensare che, sino ai primissimi anni del corrente secolo, chi percorreva per intero il nostro lungo Corso Garibaldi poteva facilmente osservare come almeno due terzi dei passeggiatori avessero un quotidiano sotto braccio (è vero che tanti di loro prediligevano la stampa sportiva ma, comunque, leggevano, il che gli consentiva, quantomeno, l'acquisizione di una minima e accettabile proprietà di linguaggio). Al giorno d'oggi, le persone che passeggiano sul Corso Garibaldi con un quotidiano sotto braccio, si contano sulle dita di due mani (e avanzano pure dita), mentre buona parte dei camminatori è costituita da analfabeti funzionali (non è un insulto, bensì quanto rilevato da recenti specifici studi), praticamente impediti a qualsiasi approfondimento delle tematiche di stretta attualità, che, in genere, delegano alla sintesi di pagine social, perlopiù selezionate con la stessa istintività del tifo calcistico e che pensano in loro vece. In tale contesto, pur così sommariamente tratteggiato, sarei rimasto sorpreso, semmai, se non fosse stato allestito un gazebo pro Salvini.
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