venerdì 18 aprile 2025

Ciao, Michele


Ieri pomeriggio, insieme a tanti amici, ho dato l'estremo saluto al povero Michele Collini, iconico personaggio del Loreto (noto quartiere di Reggio Calabria) prematuramente scomparso dopo breve malattia.
La sua sarà, comunque, un'assenza soltanto teorica, perché il patrimonio di buonumore che ci ha lasciato non potrà mai inaridire e, pertanto, sarà preclusivo a qualsiasi oblio.
Soltanto una settimana prima della sua inaspettata scomparsa, per esempio, discutevo con un amico comune circa la progressiva perdita di credibilità del calcio italiano, per il quale, fino a una ventina di anni fa, eravamo disposti anche a importanti sacrifici che non ci sentiamo più di fare per un prodotto talmente inflazionato da poter essere distrattamente fruito anche sullo schermo di uno smartphone. Al che, il mio interlocutore mi ricordava che proprio Michele Collini, poco più di 40 anni addietro, nel fantasticare una vita agiata, aveva ipotizzato di poter possedere, un giorno, un'automobile di lusso dotata, fra l'altro, di un piccolo televisore a cinque indici (!), di cui simulava le dimensioni allargando e poi unendo pollice e indice di entrambe le mani: praticamente, lo schermo degli attuali smartphone!
Fra le cose che più apprezzavo di Michele Collini, c'era sicuramente la sua compiaciuta autoironia, specialmente quando rendeva flessibili i suoi dati anagrafici per adattarli alla nazionalità delle fanciulle straniere che era solito corteggiare in Estate, quando - parliamo di oltre 35 anni fa - sulle spiagge reggine c'era il consueto rito stagionale degli emigrati di ritorno con appresso la relativa giovane prole. In tali occasioni, si presentava come Michael Collins alle ragazze di lingua inglese e come Michel Collinì a quelle di lingua francese, però ricordo anche un caso, più unico che raro, di un'avvenente fanciulla spagnola, tale Estebana, a cui si presentò come Miguel Collinez.
Altra cosa che apprezzavo di Michele Collini erano le sue involontarie quanto geniali invenzioni lessicali. Tutti o quasi ricordiamo quando l'amico Massimo P., dopo una lunga premessa parlata, gli chiese: "Hai capito dove voglio arrivare?" e Michele rispose: "Sì, più o meno l'ho intercepito!". Ovviamente, sappiamo che il verbo "intercepire" non esiste, però non v'è dubbio che questa singolare crasi fra "intercettare" e "recepire" suoni bene e sia sicuramente più gradevole, per esempio, del "petaloso" recentemente introdotto dall'Accademia della Crusca nel nostro dizionario.
Altro famoso neologismo di Michele Collini, stufo di reiterare ogni giorno allo storico bar "De Stefano" la sua richiesta di "caffè e cornetto", fu il "caffetto", con cui aveva deciso di sintetizzare la sua consueta ordinazione mattutina, suscitando l'ilarità dei presenti. Comunque, per diverso tempo, il "caffetto" divenne talmente popolare da essere abitualmente richiesto pure da altri avventori, ai quali veniva addirittura convenzionalmente accordato un piccolissimo sconto.
Ecco, la prossima mattina che andrò al bar vorrei trovare il coraggio di richiedere anch'io un "caffetto", per la sola curiosità di vedere l'effetto che fa.
Non sarai mai dimenticato, Michael. 

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