giovedì 8 marzo 2012

Un patrono per i sauri


Oggi è giornata di importanti ricorrenze, ma la precedenza spetta - in assoluto! - al festeggiamento del Santo che il nostro cappellano sauro ha esplicitamente designato quale protettore della categoria saura integralmente intesa. Riproponiamo, dunque, spostandolo alla data odierna, il post già pubblicato lo scorso anno e invitiamo tutti i confratelli sauri che ne abbiano la possibilità a partecipare alla messa vespertina di oggi.

Quando ho chiesto al cappellano virtuale dei Sauri (integerrimo uomo di chiesa, benché sauro anch'egli) di suggerirmi un Santo meritevole della promozione a Patrono assoluto del movimento Sauro, la sua risposta è stata pressoché immediata, concretizzandosi con l'indicazione di un nome soltanto: San Giovanni di Dio. E in effetti, almeno sulla base delle ricerche svolte in Internet, non poteva esserci designazione migliore.

Pur non essendo un agiografo (semmai il contrario), mi permetto di affermare che le vie della santità, così come quelle della vita, sono davvero infinite, e la storia di questo Santo, che di seguito si ricostruisce sulla base delle fonti più attendibili della rete, lo conferma appieno.

Juan Ciudad, nato a Montemor-o-novo, presso Evora (Portogallo) l'8 marzo 1495, all'età di otto anni scappò da casa.
La sua prima tappa fu Oropesa, nella Nuova Castiglia, dove la gente del luogo, ignorando il suo cognome, cominciò a chiamarlo Giovanni di Dio, e tale egli rimase appellato per il resto della sua umana avventura.
Fino a 27 anni fece il pastore e il contadino, poi si arruolò tra i soldati di ventura.
Nella celebre battaglia di Pavia tra Carlo V e Francesco I, Giovanni di Dio si trovò nello schieramento vincente, ossia dalla parte di Carlo V.
Più tardi partecipò alla difesa di Vienna, stretta d'assedio dall'ottomano Solimano II.
Chiusa la parentesi militaresca, fintanto che dispose del gruzzolo accumulato a seguito delle prestazioni belliche, vagò per mezza Europa; indi, terminati i risparmi, finì in Africa a fare il bracciante; raccolto un nuovo modesto gruzzolo, si stabilì per qualche tempo in Gibilterra, dove fece il venditore ambulante commerciando paccottiglia; alloggiatosi infine a Granata, vi aprì una piccola libreria. Fu allora che Giovanni di Dio mutò radicalmente indirizzo alla propria vita, in seguito a una predica del Beato Giovanni d'Avila. Giovanni abbandonò tutto, vendette il negozio con relativi libri, si privò delle scarpe e dei vestiti buoni, e andò a mendicare per le vie della città, rivolgendo ai passanti la frase che sarebbe divenuta l'emblema di una nuova benemerita istituzione. Il suo modo di chiedere la carità era, infatti, molto originale: “Fate del bene a voi stessi! Fate bene, fratelli!"
La carità che la gente gli faceva, veniva, di fatto, spartita tra i più bisognosi. Ma gli abitanti più influenti di Granata, equivocando l’appello del futuro Santo, pensarono di fare il suo bene rinchiudendolo in manicomio. Il malinteso fu provvidenziale, perché in manicomio Giovanni si rese conto della colpevole ignoranza di quanti pretendevano di curare le malattie mentali con metodi degni di un torturatore.
Così, appena fu capace di liberarsi da quell'inferno, fondò, con l'aiuto di alcuni benefattori, un suo ospedale. Pur completamente sprovvisto di studi di medicina, Giovanni si dimostrò più bravo degli stessi sanitari, in particolar modo nella cura delle malattie mentali, anticipando di gran lunga quel metodo psicoanalitico e/o psicosomatico che sarà il vanto (ben quattro secoli dopo) di Freud e discepoli.
La cura dello spirito era la premessa per una proficua cura del corpo. Giovanni di Dio raccolse i suoi collaboratori in una grande famiglia religiosa: l'ordine dei Fratelli Ospedalieri, meglio conosciuti col nome di Fatebenefratelli.

Giovanni morì a soli cinquantacinque anni, il giorno del suo compleanno, l'8 marzo 1550.
Fu canonizzato nel 1690: Leone XIII lo dichiarò Patrono degli ospedali e di quanti operano per restituire la salute agli infermi (specialmente quelli mentali), nonché Patrono dei librai e dei consumatori di libri.

Date le premesse, non possiamo che affidare a San Giovanni di Dio il patrocinio del Movimento Sauro, nella certezza, peraltro, che essendo Egli ricordato dalla Chiesa il giorno 8 Marzo, la sua ricorrenza costituirà - per tutti i Sauri! - l'alibi per dissociarsi definitivamente da quella languida e stereotipata festa della donna che si celebra paganamente nella stessa giornata.


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