Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno
Negli ultimi tempi sono diventato parecchio insofferente verso le indebite analogie che vengono istintivamente operate, qui al Loreto, quando si valutano le capacità comunicative altrui: se, per esempio, c’è una ragazza (se così vogliamo ancora chiamare quelle donne parecchio vicine al mezzo del cammin di loro vita) che manifesti palese inattitudine alle normali relazioni sociali, si dà per scontato che si tratti di una ragazza timida e riservata e, quindi, sicuramente seria; poca gente, infatti, è sfiorata dall’idea che possa trattarsi di un caso meritevole di adeguato trattamento psicanalitico, giacché la riservatezza – molto più spesso di quanto si creda – non è indicativa di un atteggiamento di rispetto nei riguardi del mondo, ma, piuttosto, dei rancori che si covano nei confronti del mondo medesimo, ritenuto sommariamente colpevole della condizione di insoddisfazione nella quale si vive. Qualche mente elevata ritiene che quando si trova l’amore, si trova anche maggior equilibrio; noi, dal nostro modestissimo pulpito, riteniamo invece che, senza un adeguato recupero della salute mentale, si continua a restare pericolosamente in bilico.
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Qualche sera fa, in occasione della mia consueta passeggiata di metà settimana sul Corso Garibaldi, mi sono sventuratamente imbattuto in due soggetti femminili (se scrivessi "donne", mi sembrerebbe di fare un irreparabile torto alla natura) che vantavano reciprocamente i loro exploit nell'ambito della pubblica amministrazione, e tanto erano esaltate dalla vicendevole declamazione dei rispettivi curriculum vitae, da non accorgersi di quanto fosse alto il loro timbro di voce. A un certo punto il discorso è improvvisamente virato sulle pari opportunità, ed una delle due ha affermato, non senza un certo orgoglio, che per arrivare laddove è arrivata non ha mai dovuto concedersi ad alcuno. E ci credo: data la sua drammatica condizione estetica e mentale, la sola minaccia era più che sufficiente per acquisire qualunque progressione di carriera.
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Da tempo sostengo, confortato nella mia tesi soltanto dall'utente Der Kommissar e dal viceparroco del Loreto, che dietro una donna che porta a spasso un cane si nascondono, il più delle volte, gravi disagi mentali. Approfitto, quindi, di questo post per portare ulteriore acqua al mio mulino. Due mattine fa, rientrando a piedi dal lavoro, percorrevo una stradina limitrofa a Via Pio XI e mi sono ritrovato davanti due cani che si stavano accoppiando: la femmina era tenuta al guinzaglio dalla sua padrona, che con la mano sinistra tentava di coprirsi gli occhi per non invadere più di tanto la privacy dell'atto riproduttivo canino. Ovviamente, come si usa in questi casi, mi sono girato anch'io dall'altra parte fingendo di non aver visto nulla, ma la proprietaria della cagnolina ha richiamato la mia attenzione: "Mi scusi, giovanotto, se la disturbo: mi può controllare se il cane maschio sta facendo per bene quello che deve fare, che io c'ho tanta vergogna?"
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