Il Sabato sauro del villaggio - Riflessioni su quel che ci accade a nostra insaputa o meno
Uccelli di malaugurio
Sembra che qualche (ex) amico, non molto benevolo nei nostri riguardi, si vanti presso i pochissimi disposti ancora a prestargli orecchio (praticamente soltanto i suoi consanguinei e la parentela acquisita, compreso il quadrupede da cui quest'ultima trae il suo massimo prestigio sociale) di non seguire questo blog da tempo immemore, e, a guisa di prèfica (dato il soggetto di cui trattasi, è meglio fare attenzione agli accenti), ne pronostica una fine annunciata (annunciata solo da lui, in verità). Sono profezie che non ci incutono timore: in primo luogo perché le visualizzazioni del blog smentiscono platealmente certi vaticini; in secondo luogo perché è sicuramente preferibile chiudere un blog piuttosto che aprire il cuore a una fidanzata come la sua.
Cinesi
Non passa giorno che non ci si lamenti dei danni che i cinesi producono alla nostra economia: con i loro negozietti dalle caratteristiche lanterne a zucca, sempre più diffusi e finalizzati allo smercio di imitazioni scadenti, e, di conseguenza, dai costi accessibili a tutte le tasche, essi assestano duri colpi all'imprenditoria più seria che non può rinunciare - anche per questioni di principio - al fattore qualitativo. Di contro, però, bisogna riconoscere che anche noi abbiamo contaminato in modo deleterio l'irreprensibile civiltà orientale e lo testimonia, inequivocabilmente, l'episodio di cui siamo stati diretti testimoni un paio di settimane addietro. Passeggiando sul Corso Garibaldi, abbiamo notato che il venditore ambulante cinese che suole fare sfoggio della propria mercanzia dinanzi al negozio Trebisonda (zona Duomo), era impegnato in una telefonata piuttosto animata con un o una sua connazionale (e, infatti, nulla si capiva della conversazione, sebbene i toni concitati lasciassero intuire un contenzioso di non poco conto). Ritenevamo che la telefonata stessa si fosse conclusa non appena il suddetto cinese aveva esclamato un qualcosa di assolutamente perentorio, probabilmente una sorta di vai al diavolo pronunciato nella sua lingua madre. E invece, appena un secondo dopo, ha aggiunto un sonoro e italianissimo vaffanculo.
Il sondaggio
Anche il sondaggio di questa settimana era inerente a Michele (v. foto soprastante). Poiché il governo uscente, per arginare l'attuale crisi economica, aveva pensato di varare ben dodici condoni, abbiamo chiesto ad ogni singolo intervistato se ne avrebbe gradito un tredicesimo finalizzato a condonare alla piazza del Loreto la presenza dello stesso Michele. Ben l'86% degli interpellati si sarebbe volentieri avvalso di tale condono, contro il 14% che, invece, si è espresso a favore della permanenza in piazza di Michele. Da rilevare, però, che quando quest'ultimo chiede asilo politico il Sabato sera, giacché ambirebbe trascorrerlo in buona compagnia, gran parte del suddetto 14% si guarda bene dall'accoglierlo, a differenza di quanto avviene nell'altro 86%, dove, invece, c'è ancora qualcuno che dispone della generosità (e del coraggio, soprattutto) per accollarselo. E anche questo misero esempio riesce a spiegarci perché le parole del Vangelo abbiano vita eterna: meglio il figlio che promette al padre di andare a lavorare nella vigna e poi non ci va, oppure il figlio che prima si rifiuta di andarci e poi, pentitosi, vi si reca?
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