Emersioni serali saure, ovvero una finestra sui fatti del Loreto
Cose da Loreto
Essendomi avanzato un po' di tempo, ne approfitto per replicare ad uno dei svariati commenti (anonimi ma molto articolati) rilasciati negli scorsi giorni (e non pubblicati proprio perché privi degli elementi minimi per risalire al mittente). Una più attenta lettura degli stessi mi ha consentito, comunque, di capire da quale parte parrocchiale provengono e passo a ribattere senza problema alcuno.
I fatti: Martedì della scorsa settimana, presso il teatro parrocchiale, si è tenuta una trasposizione del noto musical Caino e Abele di Tony Cucchiara; poiché avevo avanzato ampie riserve circa la riuscita dell'allestimento, curato da un'aspirante regista del luogo, mi si esortava - in sintesi - a riconoscere la fallacia delle mie previsioni, giacché lo spettacolo si è concluso nel tripudio popolare e nell'ufficiale riconoscimento delle capacità artistiche di chi ha sovrinteso l'opera nel suo complesso.
Andiamo con ordine: in realtà non m'importava granché dell'esito della vicenda, tant'è che ho assistito soltanto alla seconda parte dello spettacolo (la prima coincideva con la finale dell'Europeo di Calcio Under 21, in cui era impegnata la nostra nazionale). In ogni caso, premesso che una cosa è l'impegno amatoriale (che, quando non deriva da megalomania, è sempre apprezzabile) e ben altra cosa sono le rivendicazioni artistiche scaturenti dal medesimo, il plauso cui si fa riferimento non riguardava il cast originario della rappresentazione: visto, infatti, che le difficoltà che avevo a suo tempo ipotizzato si erano inevitabilmente concretizzate, la curatrice ha opportunamente precettato soggetti che vantassero provata dimestichezza canora, affidando le parti cruciali dell'opera a individui che il canto lo studiano o lo hanno già studiato al conservatorio (qualcuno, addirittura, lo insegna). E questo, se da un lato ha risollevato le sorti della messinscena, dall'altro ha penalizzato le prestazioni amatoriali di alcuni partecipanti: un coro per metà afono e/o stonato; consanguinei della curatrice che, con la loro interpretazione, hanno ucciso Anna Frank una seconda volta; balletti goffi che nemmeno l'unica presenza legittimata a danzare sul palco (perché si notava nettamente la provenienza da una scuola di danza) è riuscita a salvare. In quest'ultimo caso, comunque, la curatrice si è dimostrata furba, avendo gettato nella mischia la nipotina di 2 o 3 anni vestita da farfallina, con tanto di alette, e chi si permetterebbe mai di infierire su una coreografia kitsch in cui è coinvolta una creatura tanto tenera?
Quanto agli applausi, il fragore degli stessi era determinato dalla consistenza della claque che li elargiva, tant'è che hanno vinto - fisiologicamente - gli attori appartenenti al gruppo scout (bravissimi, comunque, gli interpreti di Romeo e Giulietta), seguiti da quelli tesserati con l'Azione Cattolica per finire a quelli riconducibili a seguaci e/o sostenitori della curatrice.
Circa gli elogi finali, costituiscono anch'essi qualcosa di scontato, poiché, com'è facilmente intuibile, sono finalizzati a premiare l'impegno più che il risultato artistico conseguito. E, volendo essere intellettualmente onesti, questa è anche la sola motivazione che ha tutelato certi soggetti dai fischi che avrebbero ampiamente meritato quale corrispettivo della propria prestazione.
Per concludere, tre osservazioni:
1) Ritengo altamente vile, oltre a non firmare i commenti, strutturarli in modo tale da attribuirne la stesura a qualche poco... fausto spettatore, lì presente soltanto per far contenta la fidanzata (cui la generosa comunità del Loreto non risparmia qualche frecciata circa i tempi lunghi per l'allestimento delle proprie nozze, avendo concluso il corso prematrimoniale quasi due anni or sono) e assolutamente straniato dall'evento: probabilmente non si è nemmeno reso conto di dove si trovasse, vivendo - involontariamente - una condizione non troppo dissimile da quella che potrebbe provare da sposato;
2) Particolarmente paradossale - se rapportata alla regista ed interprete - la conclusione dell'opera, ove la curatrice - riprendendo il ruolo che fu di Tony Cucchiara - esclama: "Io non posso immaginare un mondo fatto tutto di miserie!". Ma come? Se è proprio su quelle che ti sei costruita una consolidata reputazione!
3) A margine di un commento, mi si invita a riconoscere la già citata curatrice come naturale erede del patrimonio artistico risalente ai numi tutelari dello spettacolo italiano. Sinceramente, se parliamo di grossi nomi, non ne ricordo nessuno combinato tanto male. Vorreste fornirmi qualche indicazione? Per agevolarvi, vi propongo la sigla con cui fu festeggiato, nell'ormai lontano 1976, il decennale del mitico Gran Varietà radiofonico di Amurri - Verde - Jurgens (mica gente prestata al palcoscenico): nel testo sono elencati tutti i più grandi artisti italiani dell'epoca che parteciparono alla trasmissione (la leggenda vuole che soltanto Sophia Loren non vi abbia mai contribuito).
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1 Commenti:
Allora non ci siamo capiti? Non me ne frega niente se ritenete che la mia sintesi del vostro commento non renda giustizia alle contestazioni che mi avete mosso. Ne volete la pubblicazione integrale? Firmatevi e non ci sarà alcun problema. Rimango, in ogni caso, sulle mie posizioni.
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