domenica 25 agosto 2013

Primo amore 3


Primo amore

Un tempo, quando avevo 16 anni,
c'era solo qualche scrittore a darmi speranza e conforto.

A mio padre non piacevano i libri 
e a mia madre neppure
perché non piacevano al babbo,
specie i libri che prendevo io in biblioteca:
D.H. Lawrence, Dostoevskij, Turgenev,
Gorkij, A. Huxley, Sinclair Lewis e altri.

Avevo la mia camera da letto
ma alle 8 di sera bisognava filare tutti a nanna:
"Il mattino ha l'oro in bocca", diceva mio padre;
e poi gridava: "Luci spente"!

Allora mettevo la lampada sotto le coperte
e continuavo a leggere sotto la luce calda e nascosta:
Ibsen, Shakespeare, Cechov, Jeffers, Thurber, Conrad, Aiken e altri.

Mi offrivano una opportunità e qualche speranza
in un posto senza opportunità,
speranza o sentimento: me li guadagnavo.

Faceva caldo sotto le coperte
e qualche volta fumavano le lenzuola:
allora spegnevo la lampada,
la tenevo fuori per raffreddarla.

Senza quei libri non sono del tutto sicuro
di cosa sarei diventato:
delirante; parricida; idiota; buono a nulla.

Quando mio padre gridava
"Luci spente!",
son sicuro che lo terrorizzava
la parola ben tornita e immortalata
una volta per tutte nelle pagine migliori
della nostra più bella letteratura.

Ed essa era lì per me, vicina a me, sotto le coperte:
più donna di una donna, più uomo di un uomo.

Era tutta per me e io la presi.

(Charles Bukowski)

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