Qualcuno - e non a torto - potrà essere infastidito dal fatto che, ultimamente, il blog abbondi di editoriali. Ma vi assicuro che chi li scrive è ancora più seccato, perché l'inflazione di articoli di fondo lo fa sentire quasi come un Minzolini e, sinceramente, non è un bel sentirsi. Tuttavia, quando necessità impone...
Avrete notato che da un paio di giorni sono sparite le valutazioni (o, se preferite, le stelline) con cui i lettori potevano esprimere il personale gradimento verso ogni singolo post. Ciò è dovuto al fatto che alcuni utenti, ripercorrendo tutto il blog a partire dal primo post pubblicato, si stavano divertendo a cliccare sulla stellina corrispondente alla valutazione peggiore. Avviso questi poveretti che, al sottoscritto, delle suddette stelline non frega proprio niente: esse, infatti, avevano un senso quando non era possibile controllare appieno il flusso dei contatti, sicché l'espressione di qualche voto confermava che il blog qualche visitatore ce l'aveva; adesso, invece, Blogger consente di monitorare tutti i movimenti possibili e le stelline sono superflue, anche perché si presume che gran parte di coloro che entrano sul blog lo faccia perché la cosa gli è gradita. Insomma, chiunque ritenga di esprimere che i post pubblicati dallo scrivente sono mediocri, dovrà prendersi la briga di rilasciare un apposito commento giustificativo (non anonimo, ovviamente, altrimenti non sarà pubblicato).
Sempre gli stessi poveretti, o soggetti ad essi affini, diffondono artatamente voci tese a screditare un paio di nostri lettori, attribuendo a questi ultimi un finto interesse nei riguardi del blog, giacché i loro accessi sarebbero mossi - in realtà - soltanto dalla volontà di accertare che non sia stato pubblicato nulla che possa nuocergli personalmente. La circostanza è stata perentoriamente smentita dagli stessi lettori indebitamente strumentalizzati e non abbiamo motivo alcuno di dubitare della loro versione (in caso contrario, infatti, meriterebbero la candidatura all'Oscar). Invito, pertanto, chiunque abbia qualcosa contro di me, a prendersela con la mia persona (verbalmente o per iscritto) e a non coinvolgere gente estranea ai motivi del contendere (se così possiamo definirli).
Non so quanti di voi abbiano visto un interessante film con Nino Manfredi datato 1972: si tratta di Girolimoni il mostro di Roma. La vicenda si svolge nei primi anni della Roma fascista, sconvolta da una serie di atroci delitti le cui vittime sono bimbe in tenerissima età (alcune addirittura neonate). Il regime, che aveva promesso ordine e disciplina, si trova nella necessità assoluta di scoprire il colpevole e il mostro viene individuato nella persona di Gino Girolimoni (interpretato da Manfredi). Il fatto che costui sia innocente non conta proprio nulla: l'importante è trovare un capro espiatorio da dare in pasto all'opinione pubblica. La stessa polizia, peraltro, dovrà infine riconoscere che Girolimoni è innocente, essendo gli indizi a suo carico assolutamente inconsistenti. Della sua estraneità ai delitti e della sua scarcerazione, però, i giornali sono obbligati a non far parola. Prosegue così il duro calvario di Girolimoni che, impotente a lottare contro la convinzione popolare, che lo vuole colpevole, scivolerà in un abbrutimento da cui non sarà più capace di riaversi. L'autore degli agghiaccianti delitti, per la cronaca, era un giovane mentalmente deviato (interpretato da un Gabriele Lavia poco più che adolescente) iperprotetto dalla madre che, pur essendo perfettamente al corrente delle efferate gesta del figlio (che, fra l'altro, aveva pure ucciso una nipotina) rifiutava di ammettere di aver messo al mondo un assassino, sicché non esitava a propagare pesanti sospetti su persone assolutamente estranee agli atti criminosi da lui consumati (personalmente mi colpì parecchio la scena in cui un vetturino, interpretato da Mario Carotenuto, a seguito delle ripetute e pesanti calunnie nei suoi confronti, si diede la morte in diretta ingoiando un potente acido).
Perché mi è tornato in mente questo film? Perché in loco c'è qualcuno che, pur di non ammettere di aver introdotto in casa propria un parente acquisito psicopatico, preferisce credere che quelli mentalmente instabili siano coloro (compreso chi scrive) che hanno interrotto qualunque rapporto con tale soggetto (per volontà di quest'ultimo, oltretutto) e non perde occasione per infamarli a destra e a manca (oltre ad aver tolto loro il saluto).
Personalmente, non credo che il mio nome, così come quello di altri soggetti della zona, possa essere minimamente infangato da certe dicerie (qui a Reggio la maggior parte della gente è opportunista ma non cretina), però dispiace, sinceramente, che si rifugga dai luoghi comuni proprio quando sarebbe meglio adeguarvisi: i panni sporchi si lavano in famiglia, senza tentare di espandere il sudicio a chi non c'entra niente. In ogni caso, per quanto mi riguarda, ritengo sciolto un certo virtuale patto di non aggressione e non so se, d'ora in avanti, riuscirò a contenere i miei spunti ironici...